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Chi è Carlo Cinato?

Seconda parte

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Nona biografia

Tanoki è il mio nome. Nessuno mi ha mai descritto con precisione, e neanche io lo farò in questo frangente. Non per cattiva volontà, o per incapacità, o per timidezza o peggio per paura, ma semplicemente per l'impossibilità di fare giungere ai cervelli umani dei concetti tanto superiori alle loro limitate capacità. Però, ugualmente, in questa breve autobiografia sarò più preciso nella mia descrizione di quanto sia mai accaduto in passato.
A differenza di ciò che si dice in giro, non sono sempre esistito: sono stato generato prima della nascita del sistema solare, in un tempo approssimativamente a metà dell'era Yllh'tmkhrn, che significa per noi era dell'Infanzia Dorata, la prima era in cui ha assunto un significato il concetto di tempo. Analogamente non sono, non siamo, eterni, ma il nostro ciclo vitale segue quello dell'universo, quindi quando questo universo, il sedicesimo, terminerà, anche io e i miei simili moriremo, e verremo sostituiti dalla diciassettesima generazione nel diciassettesimo universo. Era importante per me chiarire questi primi due punti: sono nato poco dopo l'universo e poco prima del suo termine morirò.
Risulta difficile descrivere la mia cosiddetta vita in un modo che possa essere comprensibile agli umani, come detto, e forse può essere interessante elencare i motivi principali di questa difficoltà, piuttosto che affrontare direttamente l'argomento.

Il primo motivo è che io e i miei simili, userò il nome di "antichi" d'ora in poi per identificarci, come ha suggerito Lovecraft nei suoi tentativi di descriverci; ebbene, noi antichi non siamo immersi nel tempo e nello spazio come gli altri esseri viventi. Per noi dire "alle 5 di lunedì ero a Roma" non ha alcun senso, analogamente a come non avrebbe senso dire per voi "la Terra era in Spagna tra due secoli". Consideriamo lo spazio. Noi antichi, in qualche modo, ci distendiamo su uno spazio e lo facciamo nostro. Quando un uomo si trova in un luogo riceve degli stimoli: i suoni , il calore e l'odore da ogni direzione, la luce solo dalla direzione verso cui volge gli occhi. Quando un luogo è in noi, noi proviamo gli stessi vostri stimoli provenire dallo spazio che conteniamo con alcune differenze: la visione è possibile in tutti i luoghi e in tutte le direzioni contemporaneamente, con maggior precisione degli esseri viventi e su tutto lo spettro di frequenze delle onde elettro-magnetiche, analogamente per le onde sonore, per il tatto e così via, inoltre percepiamo la forza gravitazionale e le interazioni subatomiche. Ciò ci permette di conoscere con precisione lo stato di tutti gli atomi presenti nello spazio al nostro interno, cioè su una porzione relativamente ampia, indicativamente dell'estensione di una galassia di medie dimensioni; tale porzione di spazio poi può non essere continua ma divisa in parti separate e indipendenti. Uguale discorso per il tempo: le nostre interazioni con il mondo fisico si distribuiscono su un intervallo di tempo non vincolato all'istante presente, tale intervallo è approssimativamente variabile a nostro piacere da qualche anno a una ventina di milioni di anni della Terra, e possiamo modulare la velocità, la direzione e il verso del tempo a nostro piacimento.

Il secondo motivo è che, pur se abbiamo anche un corrispettivo materiale, un corpo per così dire, non siamo vincolati ad esso per le nostre percezioni e azioni, e ugualmente non è associabile ad esso la nostra vita, tanto che possiamo scegliere di volta in volta di avere, e in genere abbiamo, più corpi, oppure di non averne nessuno. Per farmi capire meglio: vi siete mai chiesti perché i vostri scienziati non riescono a misurare con precisione il peso dell'Universo? Ora forse potete immaginarne il motivo

Un ultimo argomento che non ci permette di farci comprendere da voi sono le nostre motivazioni. Voi umani, e con voi tutte le altre specie viventi dell'universo, non avete ancora compreso il motivo per cui esistete come specie e, ancor meno, il motivo per cui ognuno di voi singolarmente è nato ed è vivo: come potete pensare di comprendere anche solo in parte chi, in ultima analisi, vi ha creato? Basta sentire le storie che avete inventato per dare una parvenza di logicità a ciò che accade intorno a voi e che non comprendete, le cosiddette religioni, per rendersi conto che siete completamente ignari dei meccanismi che governano l'universo. Non sto parlando delle leggi fisiche e chimiche, dove tutto sommato vi muovete, tra tanti errori, nella direzione di una conoscenza sempre maggiore. Sto parlando, piuttosto, degli argomenti più spirituali, filosofici, quelli che non potete misurare o descrivere con formule.
In questo ambito, devo ammettere, i miei interventi sono stati di scarsa efficacia, se non addirittura dannosi, ed è accaduto davvero di tutto: segnali che ritenevo avrebbero indirizzato gli uomini verso una maggiore conoscenza sono stati completamente ignorati; eventi casuali non dipendenti da me sono stati ritenuti segnali divini e interpretati più che fantasiosamente; altri segnali da me inviati sono stati non compresi e completamente travisati. Sarebbe bello spiegarvi qualcosa di più a riguardo, se poteste capire anche solo una minima frazione di ciò che vi direi.
Il risultato di tutto ciò, quello che ho capito da queste esperienze infelici, è che non c'è e non può esserci comunicazione tra noi antichi e le altre specie viventi dell'universo, per la distanza che ci separa: le nostre razze sono tanto differenti quanto potete esserlo voi umani da un batterio: può esserci interazione, non sicuramente comunicazione e tanto meno comprensione.

Voi umani, come milioni di altre specie analoghe a voi, in definitiva però mi siete simpatici, nella vostra limitatezza, e a differenza dei miei simili trovo divertente avere dei contatti con voi esseri inferiori, lo trovo rilassante e a volte addirittura istruttivo. Per questo motivo varie volte ho avuto contatti con voi: inizialmente, come detto, per cercare di insegnarvi qualcosa o per condurvi in qualche direzione; da un po' di tempo a questa parte per costruire qualcosa di bello, di nuovo, e chissà che da questo nuovo approccio non impariate finalmente qualcosa di più della vita. E poi, francamente, tutto ciò è anche un ottimo diversivo rispetto alle normali attività di noi antichi.
Una delle forme che ho utilizzato, intorno al vostro anno 2000 dopo Cristo, è stato in Italia quella del sito della Parolata, utilizzando i servizi di un tale Carlo Cinato, che ne è quindi l'inconsapevole realizzatore materiale ma che non ha alcun ruolo nella creazione dei contenuti. Non ditemi che avete creduto possibile che uno stupido essere umano fosse in grado di produrre scritti di una qualità così elevata come quelli di Carlo Cinato.

La vostra domanda, a questo punto, potrebbe essere: perché racconti tutto ciò? Per quale motivo sei rimasto nascosto e inspiegato fino ad ora, e adesso d'un tratto racconti degli antichi e ammetti la tua presenza all'interno del sito della Parolata?

Beh, un primo motivo è di puro marketing: voglio che la Parolata cresca nel mondo, e se la gente capirà che dietro c'è la mano di Tanoki l'antico sicuramente lo frequenterà maggiormente. Il secondo motivo è opposto: ne parlo perché tanto so che non crederete mai a tutto ciò che vi ho detto: penserete che questa nona biografia sia una favola, una menzogna neanche tanto bella inventata da Carlo Cinato, e tutto procederà come prima. Ve l'ho detto: tra noi non può esserci che incomunicabilità e incomprensione.


Decima biografia

Carlo Cinato è stato adottato da Ether e Sonja Tuskenghian nel 1983, quando aveva poco più di 18 anni.
Nei primi 18 anni di vita Carlo era stato un ragazzino normale, magrolino, sveglio e timido, non sono da segnalare particolari qualità fisiche o mentali. Superate le scuole elementari e medie senza grandi problemi, Carlo era arrivato fino al quarto anno della scuola per geometri ottenendo buoni risultati più per l'amore per le materie e per la capacità di comprensione che per l'effettivo studio scolastico. Nel tempo libero Carlo si divertiva a leggere, a costruire piccoli oggetti, a collezionare cose inutili. Praticava anche alcuni sport, senza risultati apprezzabili: il tennis, la pallacanestro, il nuoto e, specialmente, la scherma.
Nel 1983 gli anziani coniugi armeni Tuskenghian, ricchissimi e senza eredi, decisero di adottare un figlio o una figlia e, suscitando molto scalpore, decisero di estrarre a sorte il nome del fortunato o della fortunata tra tutti gli abitanti della Terra che avessero tra 18 e 25 anni. Carlo scoprì di essere diventato figlio adottivo delle persone più ricche della Terra da sua madre, che a sua volta lo aveva appena appreso dal telegiornale, e tutto subito non si rese conto dell'enorme impatto che ciò avrebbe avuto sulla sua vita. Furono necessari vari incontri con gli avvocati per definire le caratteristiche del contratto, e il 17 luglio 1983 Carlo Cinato divenne a tutti gli effetti Carlo Tuskenghian Cinato.
Le prime decisioni di Carlo Tuskenghian Cinato furono di smettere di frequentare la scuola, di abbandonare i genitori e i fratelli per trasferirsi in una villa sulla collina torinese, villa comunque poco frequentata per i lunghi e numerosi periodi di soggiorno nei posti piu belli del mondo insieme ai genitori adottivi. Nel 1987 i due coniugi armeni morirono a distanza di pochi mesi uno dall'altro e lasciarono la loro incredibile fortuna economica a Carlo.
Nel seguito faremo cenno di qualcuna delle innumerevoli imprese di Carlo Tuskenghian Cinato, imprese che gli permisero di dimostrare le sue notevoli capacità al mondo.

Essendo un appassionato di scacchi organizzò nel 1986 una sfida con Garry Kasparov, allora campione mondiale. Carlo riuscì a sconfiggere il campione, al termine di una partita incredibilmente piena di errori e giocata malissimo da entrambi i contendenti. Partecipò poi alle Olimpiadi di Seul nel 1988 nella disciplina della spada individuale. Ricorderete forse alcune polemiche che ci sono state per il curioso fatto che Carlo Cinato rimase per tutta la durata della gara con la maschera indossata, e gli arbitri incredibilmente accettarono questa anomalia senza imporre all'atleta di scoprire il volto e farsi identificare. Carlo Cinato vinse poi l'incontro finale su Arnd Schmitt, e anche dopo la vittoria non si tolse la maschera. È stato fatto notare che l'atleta che tirò durante tutti gli incontri delle Olimpiadi col nome di Carlo Cinato avesse un fisico più alto e possente del nostro protagonista, più simile alla struttura di Volker Fischer, il campione del mondo in carica e stranamente non iscritto alla competizione olimpica, ma questa polemica terminò abbastanza velocemente e della questione non si parlò più. Alla premiazione Carlo si presentò, questa volta a viso scoperto, in perfette condizioni, non sudato e stanco come gli avversari, a riprova della sua splendida condizione atletica. Sei mesi dopo il titolo di campione olimpico venne ingiustamente revocato a Cinato per le anomalie di procedura durante la competizione, i giudici sospesi, e il titolo assegnato al tedesco da lui sconfitto in finale, ma oramai Carlo Cinato aveva dimostrato di essere il più forte schermidore al mondo.
Nel 1994 fece parte della squadra nazionale italiana di pallavolo che vinse il mondiale in Grecia, non era titolare ma giocò comunque in tutte le partite disputate dalla nazionale durante il campionato, non segnando alcun punto.
Nel 1998, al termine di un periodo di studio del disegno e di pittura presso un noto pittore, fondò il gruppo artistico Biochetasi, di cui era il maggiore esponente, e produssero l'opera “Conglomerato urbano con via di fuga” che fu esposta al MOMA di New York e poi in una mostra itinerante che ha toccato le principali città del mondo.
Tra il 2003 e il 2004 ha partecipato a varie tappe del tour degli Electric Masada di John Zorn, suonando le tastiere aggiuntive a quelle di Jamie Saft, riscuotendo un grande successo da parte dei critici e del pubblico.

Il principale desiderio di Carlo Cinato, ciò che aveva sempre sognato di realizzare e che inizialmente gli aveva procurato le uniche delusioni della sua vita, era però la letteratura: voleva essere letto e apprezzato per ciò che aveva scritto, Carlo Cinato aveva infatti sempre avuto un forte amore per la lettura, sfociato poi in un bisogno impellente di scrivere.
Il suo primo tentativo di entrare nel mondo letterario è avvenuto nel 1995: aveva commissionato a un gruppo di esperti di studiare la possibilità di comprare i diritti d'autore di alcuni romanzi di importanti scrittori (aveva individuato Hemingway, Buzzati, Canetti, Dostoevskij, Proust e altri), ritirarli ed eliminarli in loro ogni forma per poi, qualche anno dopo, pubblicarli a nome di Carlo Cinato e passare alla storia della letteratura come il più geniale, prolifico ed eclettico scrittore mai esistito. Nonostante le proprie immense risorse economiche il piano era superiore alle sue possibilità: si trattava di ritirare le copie da tutte le biblioteche e i negozi, di cancellare ogni riferimento e ogni documentazione, aspettare che ogni ricordo relativo alle opere scomparisse prima di poterle reimmettere sul mercato col suo nome come autore. Tutto ciò doveva essere realizzato, ovviamente, in tempi brevi, in modo da potere apprezzare in vita il proprio successo letterario. Venne quindi abbandonata l'impresa prima ancora di passare alla sua applicazione.
Il secondo tentativo è stato realizzato nel 1999: l'idea era di comprare tutta la produzione del più grande scrittore vivente, questa volta prima della sua pubblicazione, e semplicemente pubblicarla col nome di Carlo Cinato. In questo modo risultava molto più semplice la realizzazione del piano, con però la spiacevole conseguenza che Carlo Cinato non sarebbe mai stato l'autore del Castello, come invece desiderava. I consulenti letterari di Carlo Cinato scelsero un allora ancora sconosciuto ma geniale scrittore, chinalski.
chinalski poteva davvero essere paragonato ai più importanti scrittori mai vissuti, nello stesso tempo non era ambizioso e desiderava unicamente avere la possibilità di scrivere in pace senza dovere pensare a guadagnarsi di che vivere. L'accordo fu presto fatto tra i due: chinalski avrebbe avuto una rendita vitalizia più alta di quanto poteva mai sperare di guadagnare scrivendo libri, in cambio cedeva a Carlo Tuskenghian Cinato tutti i diritti delle proprie opere, compreso il diritto di presentarsi legalmente come autore in luogo di chinalski. Ciò ha permesso a Carlo Cinato di raggiungere la fama eterna anche in questo campo: oramai Carlo Tusghenkian Cinato è considerato come uno degli scrittori più capaci e influenti del mondo e con la prospettiva di migliorarsi ancora.
Ovviamente Carlo Cinato non risparmia gli investimenti pubblicitari per raggiungere il suo scopo, e l'elemento di punta in questo caso è il sito www.parolata.it curato da un gruppo di letterati, filosofi, linguisti, fotografi e progettisti web. Il compito di Carlo Cinato, in questo ambito, è ben definito: deve finanziare il progetto e godersi i frutti dell'enorme successo raggiunto.


Undicesima biografia

Carlo Cinato è seduto sulla poltrona del suo salotto. L'unica richiesta per farsi intervistare è stata – Però viene lei a casa mia. Non amo il telefono, e non voglio uscire di casa. – È un signore magro, con radi capelli bianchissimi, sembra molto vecchio e stanco. È seduto, quasi sdraiato, su una poltrona di velluto in mezzo al soggiorno immerso nel buio.

- Lei esce di casa ogni tanto?
- No, ho dei problemi alle gambe, e non riesco più a camminare bene. E poi non voglio vedere nessuno. Non mi interessano le persone, solo le loro idee, e comunque non di tutte le persone, solo di persone eccezionali. E le idee, da sole, senza la persona attaccata, si trovano nei libri. E i libri sono la perfezione nel mondo: l'essenza di ciò che serve sapere, o che qualcuno ha ritenuto necessario trasmettere agli altri, senza nessun fronzolo inutile o dannoso.

- È da casa che gestisce il sito della Parolata?
- Sì, a casa ho tutto ciò che mi serve, e se anche mi mancasse qualcosa c'è la biblioteca qua vicino e ci sono tante librerie. Mi serve solo chi vada a prendere i libri che mi servono.

- Come è nata la Parolata ? Come le è venuta in mente un'idea simile?
- Da giovane ho avuto una partecipazione, seppur piccola, in un accadimento letterario, di cui vorrò parlare più avanti, e questo mi ha avvicinato ai libri e al mondo letterario. Da allora non me ne sono più allontanato, e ora che ho più tempo a disposizione posso finalmente dedicarmi a questa passione.

- Lei, come ha accennato, è famoso in tutto il mondo, senza però che sia noto il suo nome, per un avvenimento della sua gioventù, che non ha mai reso pubblico. Vuole finalmente raccontarlo solo ora in questa intervista. Come mai?
- Desidero raccontare questa antica storia perché alla mia età si comincia a pensare a cosa succederà dopo la morte, e in qualche modo si cerca di sopravviverle. C'è chi sforna figli, se ancora è in grado, chi si sposa con una ventenne, chi si lancia in imprese che quando era ragazzino non avrebbe neanche immaginato. Io un modo per diventare immortale ce l'ho già pronto: devo semplicemente raccontare la mia storia.

- Cominciamo allora. Di che periodo sta parlando?
- Erano gli ultimi giorni del novembre 1913. Ai tempi lavoravo in una banca di Ravenna, la Banca di Romagna, che aveva molti contatti con la Germania e l'Impero Austro-Ungarico. Io ero responsabile dei rapporti con le banche e i clienti esteri e mi capitava ogni tanto di viaggiare: principalmente Amburgo, Berlino, Vienna e Praga. A Praga avevamo molti clienti, e lavoravamo particolarmente con la Ceská Banka, e appunto a novembre 1913 feci il mio primo viaggio a Praga. Dovevo incontrare il direttore della sede centrale della banca e avevo intenzione di approfittarne per fare un breve giro della città.

- Che cosa la interessava maggiormente di Praga?
- Io ero, sono un grande appassionato di arte, e avrei voluto visitare tutte le cose notevoli della città: principalmente il castello, la Chiesa di Santa Maria di Týn, il quartiere ebraico ricostruito con la sinagoga Vecchionuova e la chiesa di san Nicola. Il tempo a mia disposizione però era poco, appena mezza mattinata, così decisi di concentrarmi sul duomo di San Vito, sapendo che avrei potuto vedere gli altri capolavori successivamente.

- Ci racconti cosa accadde.
- Ero ospite della banca Ceská, come le ho detto, e il direttore mi aveva assegnato un suo collaboratore, Josef K., per accompagnarmi durante la visita, poiché era anch'esso un appassionato e conoscitore d'arte. Mi recai alla banca la mattina presto e conobbi questa persona. Mi sembrò un tipo particolare, come dire, poco presente alla situazione, sicuramente aveva anche dei problemi di comprensione della lingua italiana, però mi era sembrato assorto in altri pensieri, in preoccupazioni personali. Non ci scambiammo molte parole, poiché io parlavo con il direttore e lui non sembrava ascoltare o capire, e comunque non interveniva mai nella conversazione. Ci demmo appuntamento al duomo da lì a due ore, alle dieci, poiché io avevo delle commissioni da sbrigare. Fu l'unica volta che lo vidi, perché in strada ebbi un contrattempo, un piccolo incidente in strada: fui investito da una carrozza e non potei andare in duomo all'appuntamento. Seppi successivamente che il signor K. era sotto processo in quel periodo, e che non tanto tempo dopo fu condannato e giustiziato. Mi dispiacque per lui, per non avere potuto fare nulla in suo favore, ma non conoscevo la sua situazione, e in ogni caso mi sarebbe stato impossibile essergli d'aiuto. Franz Kafka scrisse, poco tempo dopo, la storia di Josef K. nel romanzo Il Processo. E io fui immortalato, anonimo, in un capolavoro.

- Lei avrà sentito, credo, che qualcuno ritiene che lei non fosse un semplice collaboratore della banca, anzi che facesse anche lei parte del Tribunale, e che il suo compito fosse di attirare K. nel duomo affinché il cappellano delle carceri lo istruisse sul processo e, in particolare, gli raccontasse la storia del guardiano della legge. Lei cosa ha da dire a riguardo?
- È una storia assolutamente priva di ogni fondamento! Come le dicevo era la prima volta che andavo a Praga, non conoscevo nessuno, non potevo neanche sapere dell'esistenza del Tribunale, e tanto meno sapevo dell'esistenza di questo Josef K.

- Però è un dato di fatto che K. fu molto scosso dall'incontro col cappellano, e in qualche modo questo è stato il preludio all'esecuzione che secondo le regole del Tribunale non avrebbe potuto essere eseguita se non ci fosse stato il suo passaggio in duomo e l'ascolto della predica. Qualcuno ha detto addirittura che il ruolo del cappellano, e quindi il suo che funse da esca, fu di importanza paragonabile se non superiore a quello dei boia.
- Le ripeto che non ho fatto da esca: è stata una decisione mia e solo mia di andare a visitare il duomo, e non mi è stata imposta o consigliata da alcuno, inoltre è stato un incidente fortuito a fare sì che K. ci andasse da solo, e non in mia compagnia come era previsto. Io fui portato in ospedale e mi lasciarono andare solo dopo gli accertamenti del caso. Credo di avere ancora i documenti che attestano questo.

- Lei diventerà famoso grazie al suo intervento nella vita di Josef K., e grazie al racconto che ne ha fatto Kafka, ma forse lei ignora di comparire anche, e il suo nome in questo caso è stato fatto esplicitamente, negli appunti del commerciante Block. Era anche lui sotto processo nel periodo in cui K. combatteva contro il tribunale, e con lui condivideva l'avvocato, e nei suoi appunti si fa riferimento a un colloquio da lui avuto con, riporto testualmente dal diario, "il signor Cinato, italiano, che mi ha raccontato la storia di un ragazzo e una ragazza, fratello e sorella, dove la ragazza, forse, aveva dato un colpo a un portone, con intenzione o inavvertitamente non si sa. Dopo avere camminato per un centinaio di metri raggiunsero delle persone che li guardavano preoccupati, e che dissero loro che sarebbero stati puniti per quel colpo al portone, che sarebbero stati sicuramente denunciati e condannati. Il ragazzo e la ragazza presero la cosa alla leggera, come uno scherzo, ma poi videro dei cavalieri entrare nel cortile dove lei aveva battuto sul portone, per uscirne immediatamente e avvicinarsi a loro; il ragazzo allora fece allontanare la sorella. Quando giunsero i cavalieri, il giudice che era con loro disse al ragazzo di entrare nella stanza di una casa lì vicino, e mentre questi varcava la soglia il giudice disse ‘Costui mi fa pena'. Il ragazzo capì di essere condannato e perse ogni speranza di uscire da quella cella." Pochi giorni dopo il colloquio con lei Block si uccise con una coltellata nel petto. Questi appunti sono stati ritrovati tre mesi fa, e ritengo che lei non ne fosse a conoscenza.
- Sono falsi. Questi appunti sono falsi. Non ho mai lavorato per il Tribunale. Come avrei potuto dall'Italia? Perché avrei dovuto, poiché il Tribunale non pagava neanche i suoi impiegati? Era la prima volta che andavo a Praga: come sarebbe stato possibile un mio coinvolgimento? Se avessi avuto qualcosa da nascondere per quale motivo avrei sollecitato questa intervista? Non ho mai conosciuto l'avvocato Huld, e non ho mai avuto rapporti con Leni, meno che mai sessuali. E ora, per favore, se ne vada, sono stanco e ho bisogno di riposare. L'intervista finisce qui, e le sarei grato se omettesse di riportare l'ultima parte, non vorrei che lei scrivesse delle cose di cui dovesse, in un secondo momento e troppo tardi, pentirsi.


Dodicesima biografia

Chi è uno scrittore? È uno che fa "esperienze", le più varie, senza problemi di soldi (magicamente) e, quando non ha nulla di meglio da fare, butta giù due righe su ciò che l'ispirazione del momento gli propone. Invia le sue due righe, senza averle neanche rilette (perché egli è un artista, e quindi istintivo) all'editore che in cambio, oltre ad essergli grato per l'eternità, lo renderà famoso e ricco (anche se lo scrittore non ha bisogno di soldi: come dicevamo egli vive già magicamente come un nababbo).
Lo scrittore, nei casi più fortunati, siede in una piazza di Venezia a sorseggiare superalcolici, occasionalmente conosce avvenenti ammiratrici e, quando gli va, si intrattiene con loro più a lungo.
Lo scrittore va a letto molto tardi, si alza nel primo pomeriggio e ciondola durante il resto del tempo. Può capitare che venga intervistato in televisione, a parlare della sua arte, ma ci va solo nei programmi giusti. Sarà sua cura mantenere per tutto il tempo dell'intervista l'espressione di un delfino spiaggiato sul bagnasciuga.
Lo scrittore genera un libro all'anno, o ogni due anni nel caso decidesse di non essere uno scrittore popolare. Lo genera perfetto e concluso, senza fatica, senza errori e, specialmente, senza dovere modificare la propria vita di sonno, ciondolii e superalcolici. La data di pubblicazione del libro sarà strettamente legata alle date dei principali concorsi letterari.
Dopo la pubblicazione del proprio "più recente" libro, le attività dello scrittore subiscono una modificazione per qualche mese, poiché dovrà viaggiare per il mondo per ritirare i soldi dei premi che giustamente gli vengono assegnati, per mostrare al mondo che esiste e per fare capire a più gente possibile quanto egli sia arguto e penetrante.
Lo scrittore è estremamente suscettibile e aggressivo verso i suoi simili: solo lui riesce a vedere difetti insormontabili e imperdonabili nei suoi colleghi contemporanei, e questo tipicamente porta a roventi polemiche tra scrittori sulle pagine culturali dei quotidiani nelle domeniche estive. Tali polemiche sono in genere accolte con un leggero fastidio dal pubblico o, alla meglio, snobbate. Per motivi ancora imprecisati le polemiche coinvolgono, di volta in volta, scrittori che hanno appena pubblicato il loro "più recente" libro.
Lo scrittore nutre una moderata venerazione per gli scrittori morti da più di trent'anni, e i suoi maestri sono da cercarsi tra chi è morto da almeno sessant'anni.

Carlo Cinato non è sicuro di essere uno scrittore, ma poiché non desidera essere letto, né tantomeno che dopo la sua morte vengano pubblicati i suoi scritti, li pubblica prima. Nell'oceano di parole stampate, e grazie alla penuria di lettori, è sicuro che ciò che ha prodotto verrà completamente ignorato.


Tredicesima biografia

Finalmente è a vostra disposizione la più grande raccolta e collezione di informazioni e fatti salienti su Carlo Cinato.
Anni in cui Carlo Cinato non è nato: 1954, 1318, 33, 712 A.C., 2067, 1962 (in particolare in autunno).
Libri o simili che Carlo Cinato avrebbe voluto scrivere: Il dizionario dei luoghi comuni, la stele di Rosetta, L'uomo senza qualità, Il digiunatore, Il libro di Giobbe nella Bibbia.
Animali a cui Carlo Cinato crede di non piacere: la medusa, la zanzara, l'acaro, il basilisco, la puzzola.
Nomi con cui Carlo Cinato piacerebbe chiamarsi: Beniamino, N.U. Unruh, יֹאשִׁיָּהוּ, Toshiro.
Aggettivi che Carlo Cinato non vorrebbe fossero associati alla sua persona, in ordine crescente: invidioso, venefico, futile, estenuante, involuto.
Pesi che Carlo Cinato ha avuto nella sua vita (in chilogrammi): 6; 79,3; 64 (vestito); 12; 53,8.
Alcuni elementi chimici presenti in Carlo Cinato: sodio, carbonio, azoto, molibdeno, potassio, litio, calcio.
Film che Carlo Cinato avrebbe fatto volentieri a meno di vedere: Segni particolari: bellissimo, 300, un non meglio precisato film con Pippo Franco.
Piatti che Carlo Cinato non ha mai cucinato (al 10 giugno 2010): haggis, polenta e osei, tournedos Rossini, wot, gnummareddi.
Cose che Carlo Cinato vorrebbe non ripetere nella sua vita: fare il trenino all'ultimo dell'anno, leggere un libro di Dan Brown, comprare un paio di scarpe troppo strette anche dopo averle indossate in negozio, incrinarsi una costola, macchiarsi i pantaloni di unto.
Città che Carlo Cinato non ha visitato nella sua vita (al 3 settembre 2002): Oslo, Valdrada, La Paz, Kutaisi, un'altra di cui non ricordo il nome.
Cose che Carlo Cinato ha fatto (aggiornato al 7 dicembre 1976): un disegno coi pennarelli su un cartoncino blu, segnato un gol durante una partita a calcio in mezzo a un prato, dormito una notte in tenda con gli scout, ricevuto 1000 lire da zio Milio, bucato l’imbottitura di plastica di una sedia da cucina con la matita.
Animali che Carlo Cinato ama: il cane, il carancho, qualsiasi animale ben disegnato con la china rossa su un foglio di carta leggera, la gallina e l’uovo.
Parole e frasi che Carlo Cinato non vorrebbe mai sentire: valore aggiunto, nella misura in cui, assolutamente, mi consenta, lei non sa chi sono io.
Luoghi dove Carlo Cinato potrebbe essere nato: Ushuaia, Baghdad (tra il 1237 e il 1274), Lisbona, Kutna Hora, Istanbul (in un giorno di pioggia), Montepulciano.
Materie che Carlo Cinato ha studiato (per motivi scolastici o per propria scelta) nella sua vita: geografia, componenti di campi elettromagnetici, musica, semiologia, topografia, disegno.
Parole che Carlo Cinato non ha mai detto (aggiornato al 16 aprile 2008): minnesang, docimasia, xenodochio, ecpirosi, Trivialliteratur, lipemania.
Obiettivi che Carlo Cinato non esclude di raggiungere entro il 5 febbraio 2030: scrivere altre 30 autobiografie, dormire in un faro una notte di mare grosso, vedere il termine del cantiere del Passante ferroviario di Torino, raggiungere i 1000 iscritti alla newsletter della Parolata.

 

Ultimo aggiornamento: 27 giugno 2010.

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