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Il blu è un colore stupendo

di chinalski

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- Matteo, mangia la carne che ti fa bene. - disse la mamma di Matteo mentre riordinava la cucina.
Matteo aveva dieci anni e la carne non gli piaceva proprio. Ammonticchiava i bocconi nel piatto, li faceva saltare con degli abili colpi di forchetta, ma di mangiarli non c'era verso.
- Matteo, basta giocare, mangia tutta la carne che hai nel piatto.
- Ma mamma, la carne è strana.
- Come è strana? Non inventarti storie, è la solita normalissima carne, pensa a mangiarla, piuttosto.
- Mamma, la carne è diventata blu: non posso mangiarla, mi farà male.
- Matteo, cosa ti inventi? La carne blu? Ma figurati. - disse la mamma girandosi verso il tavolo dove Matteo frignava. La mamma ammutolì: la carne nel piatto era davvero diventata blu. Dopo il primo momento di sbigottimento si riprese: - Matteo, cosa hai fatto? Hai versato dell'inchiosto sulla carne?
- No, io non ho fatto nulla.
- Come non hai fatto nulla? Pur di non mangiare la carne l'hai rovinata con l'inchiostro. Ora te ne preparo un'altra fetta, la mangi in silenzio e senza storie, e poi vai subito a letto, per punizione.
- Mamma, guarda che davvero non ho fatto nulla. - protestò ancora Matteo, ma aveva capito che non era il momento di discutere con la mamma: aspettò tranquillo la seconda fetta di carne e la mangiò senza lamentarsi.

Il mattino successivo Matteo a scuola durante l'intervallo raccontò a Giacomo, Ondina e Angelo la sua strana storia della fetta di carne che diventa blu nel piatto. I suoi compagni non gli credevano e lui si disperava cercando, senza riuscirci, di fornire delle prove del fatto. I suoi amici sapevano che Matteo andava pazzo per il colore blu, e una storia dove la carne cambia colore e diventa blu sembrava davvero una sua invenzione.
- Mi dovete credere, - disse Matteo - era blu e io non avevo messo nessun inchiostro: l'inchiostro sporca i piatti, invece il mio piatto era bianco, senza nessuna traccia di blu. Volevo dirla anche a mamma questa cosa, ma ho capito che si sarebbe solo arrabbiata di più.
- Sì, la carne diventa blu e tu non hai fatto niente? Proprio tu? Guarda che questa cosa della carne blu non si è mai sentita. - disse Giacomo, il migliore amico di Matteo.

A questo punto Ondina, la compagna di banco di Matteo, fece un urletto - Ehi! Guardate questa biro. - Tutti guardarono sul banco - Questa è la mia biro che scrive rosso, poco fa era di plastica gialla e ora è diventata tutta blu.
- Stai scherzando? Non metterti anche tu, Ondina. È una semplice biro blu che scrive blu. - disse Giacomo.
- Non sto scherzando. Ora scrivo e vi faccio vedere.
Ondina passò la biro sul foglio e fece una bella riga rossa. - Dove si è mai vista una biro blu che scrive rosso?
- Proprio come la mia bistecca: la biro gialla è diventata blu. - urlò contento Matteo.
- E guardate quella sedia là in fondo, è incredibile. È blu, ma è uguale alle altre sedie marroni della classe. È diventata blu. Le cose diventano blu. - disse Ondina, eccitata.
- È vero, è vero. - urlava e saltava Matteo - È come dicevo io: le cose diventano blu. Visto che avevo ragione?
Effettivamente una sedia, al fondo della classe, spiccava tra le altre perché era di un bellissimo colore blu, profondo e brillante, lo stesso blu della biro e della bistecca di Matteo.
Angelo e Giacomo si avvicinarono alla sedia e cominciarono a toccarla, scheggiarono il legno con l'unghia, discussero un po' tra di loro poi, con l'aria di chi la sa lunga, Giacomo sentenziò - Il legno non è stato verniciato: è blu e basta. Si vedono le venature, e anche dentro è blu. È una cosa molto strana, non capisco cosa stia succedendo.
- Te lo spiego io cosa sta succedendo: - si infervorò Matteo - tutto sta diventando blu, ed è una cosa meravigliosa. Il blu è bellissimo, se tutto fosse blu il mondo sarebbe stupendo.
Proprio in quel momento la maestra, fino ad allora assorta nella lettura del registro, battè le mani e disse - Bambini, tornate ai vostri posti e prendete il quaderno di matematica.
Tornati ai banchi Ondina, a bassa voce, chiese a Matteo - Cosa è successo, Matteo? È davvero strana questa cosa, tu non ne sai proprio nulla?
- Figurati, cosa dovrei sapere? Ne so quanto voi. - rispose l'amico.
- Dai Matteo, non ci credo, secondo me c'è qualcosa che prima non ci hai detto.
- E va bene, ma lo dico solo a te. Ieri pomeriggio, quando tornavo a casa da scuola, mi si è avvicinato un signore buffo: aveva addosso un cappottone colorato, il cappello, i guanti, la sciarpa davanti alla faccia, e col caldo che faceva ieri era molto strano. Non riuscivo a vedere il suo volto perché portava degli occhialoni scuri, anzi, non ho visto proprio per niente la sua pelle. Allora, questo signore mi si è avvicinato e mi ha chiesto: sei tu Matteo Settembrini, della quarta C? Io ero un po' spaventato, però quel signore non mi sembrava cattivo, allora gli ho detto di sì e lui mi ha chiesto: e ti piace tanto il blu, vero? Gli ho risposto di nuovo di sì, e lui mi ha chiesto: e vorresti che ogni cosa fosse blu nel mondo? Io gli ho sempre detto di sì, allora lui ha tirato fuori dalla tasca del cappotto una bottiglietta blu e mi ha detto: allora dillo nella bottiglietta. Che cosa, ho chiesto io, che vorresti che tutto il mondo fosse blu, mi ha detto lui, allora ho preso la bottiglietta e ho detto dentro: vorrei che tutto il mondo fosse blu, e che non esistessero più gli altri colori. Appena detto questo il signore ha chiuso con un tappo la bottiglia e mi ha detto: grazie Matteo, sei un simpatico ragazzino, ciao, e se n'è andato. Quando ha girato l'angolo l'ho rincorso, e senza farmi vedere l'ho seguito fino a una villetta dove è entrato.
Ondina guardava Matteo con i suoi occhi dolci: le piaceva ascoltarlo quando raccontava delle storie, e poi aveva una fantasia che non sapevi mai se raccontava delle cose vere o stava inventando tutto. Quando capì che l'amico aveva finito si scosse e con aria pensosa si mise a leggere il quaderno di matematica, perché la maestra si stava avvicinando. Appena la maestra si fu allontanata si sporse verso Matteo e gli chiese - E dov'è questa villetta?
- In via Picasso, al numero 8. - rispose Matteo, orgoglioso di dare all'amica delle informazioni che solo lui aveva.
Ondina prese in mano il portapenne, di un bel blu brillante e iniziò a esaminarlo: fino a cinque minuti prima era tutto ricoperto di disegni di cagnolini gialli e arancioni, ora era di un bellissimo blu, però erano scomparsi i disegni dei cagnolini. Dopo un po' prese due foglietti di carta e, senza farsi vedere da Matteo, ci scrisse sopra: "ho delle notizie importanti, vediamoci all'uscita da scuola davanti all'edicola, ma senza Matteo"; li piegò, sopra un biglietto scrisse "per Giacomo" e sopra l'altro "per Angelo" poi li passò a Michela, nel banco dietro di lei.
Usciti dalla scuola i quattro amici si salutarono e andarono ognuno verso casa propria ma, dopo dieci minuti, Ondina, Giacomo e Angelo erano davanti all'edicola vicino alla scuola, dove andavano a comprare le figurine, che si guardavano intorno per assicurarsi che Matteo non fosse nei paraggi. Ondina raccontò agli amici la storia del signore dai vestiti colorati e della bottiglietta blu e poi disse: - Avete capito? Tutto il mondo diventerà blu. Sarebbe terribile: i miei colori preferiti sono l'arancione e il giallo.
Giacomo, che aveva imparato a non fidarsi di Matteo, disse: - Ma tu credi proprio a tutte le storie di Matteo? Non hai capito che quello che dice è quasi tutto inventato?
- Inventa molto, certo, ma non tutto: guardate qua. - e, tirato fuori il portapenne lo mostrò ai due ragazzini.
- Incredibile! - disse Giacomo - Ma questo è il tuo portapenne. E i cagnolini?
- I cagnolini sono spariti: cagnolini blu su sfondo blu, e i cagnolini non ci son più. - cantò Ondina - Sapete cosa penso? Forse, per una volta, qualcosa di vero in questa storia c'è.

Poco dopo i tre ragazzini stavano camminando verso via Picasso, un po'impauriti ma orgogliosi del loro compito: salvare il mondo da questa strana magia che trasformava i colori in blu. Arrivati alla villetta ebbero un sussulto: era una normale casetta a due piani, però era quasi tutta blu. Blu le pareti, blu la porta, le tende, le persiane, il cancello. Solo il tetto e il giardino erano dei soliti colori, rosso e verde, tutto il resto era dello stesso blu brillante del portapenne di Ondina. Erano ancora a bocca aperta quando dalla villetta uscì un signore vestito di cappotto, cappello, sciarpa e guanti che si allontanò velocemente da loro. Subito Ondina sussurrò a Giacomo - Giacomo, segui quel signore, io e Angelo entriamo nella casa e cerchiamo di scoprire qualcosa, se il signore dovesse tornare in casa fai una corsa e vieni ad avvertirci. Ci vediamo comunque alle quattro all'edicola.
Giacomo immediatamente si gettò alla rincorsa dell'uomo che nel frattempo aveva girato l'angolo, mentre Ondina e Angelo si infilarono nel giardino. Tutto sembrava tranquillo, Ondina si avvicinò alla finestra socchiusa del piano terra ed entrò con l'aiuto di Angelo, poi anche Angelo si infilò in casa. Dentro era scuro e blu, c'erano mucchi di libri alle pareti e il luogo sembrava un incrocio disordinato tra il laboratorio di chimica della scuola, un ferramenta, la camera di un pittore e la stanza dei giochi di Matteo. I due ragazzini iniziarono a cercare, toccando il meno possibile, in giro sui tavoli e tra le carte sparse. A un certo punto Ondina disse piano - Angelo.
Angelo si avvicinò e lei gli indicò un quadernetto aperto su una poltrona dove c'erano scritte, come una lista della spesa, cinque frasi.
- Preparare la bluettina
- Dipingere la bottiglia con la bluettina
- Trovare un bambino di non più di dodici anni
- Fargli dire nella bottiglia che vorrebbe tutto il mondo blu
- Nascondere la bottiglia
In quell'istante si sentì un rumore alla porta: qualcuno stava entrando e Giacomo non era riuscito ad avvertirli! Ondina si lanciò verso la finestra e riuscì a uscire velocemente, Angelo invece non fece in tempo e si nascose dietro la tenda della finestra. Entrò il signore che era uscito dalla villetta, si tolse i guanti, il cappello, la sciarpa e il cappotto e Angelo, che sbirciava da una fessura, rimase senza fiato: la pelle dell'uomo era blu, il solito blu brillante. Il signore iniziò a parlare con un grosso gatto dal pelo blu che stava immobile su una sedia e che i ragazzini non aveva notato - Allora, Oltremare, tutto procede ottimamente. Quel bambino, Matteo, è proprio una forza della natura: mai trovato nessuno che amasse il blu come lui. La stazione dei treni è già diventata quasi completamente blu, tutto è anche più veloce del previsto, e se il bambino non cambia idea tra tre giorni, forse due, il mondo sarà completamente blu, a quel punto gli altri colori saranno persi per sempre, e noi ce l'avremo fatta. Sì, Oltremare, questa è la volta buona! Dobbiamo festeggiare con lo spumante per me e i fegatini di pollo per te.
L'uomo uscì dalla camera e immediatamente Angelo con un balzo si infilò nella finestra e scappò dalla stanza. Appena fuori si allontanò di corsa dalla villa, dietro l'angolo della via trovò Ondina e Giacomo e insieme corsero verso l'edicola.
Arrivati al sicuro Angelo raccontò ciò che aveva sentito dal signore - Avete capito? Quell'uomo dalla pelle blu è una specie di mago, e sta trasformando tutti i colori facendoli diventare blu. Se non lo fermiamo in tempo poi non sarà più possibile riavere gli altri colori. Dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo assolutamente far cambiare idea a Matteo, fargli dire che non vuole più che il mondo sia completamente blu. E dobbiamo fare in fretta: tra pochi giorni sarà troppo tardi.
- Sarà un'impresa difficile: sapete quanto Matteo ami il blu. - disse Giacomo - Avete mai visto un disegno di Matteo che non fosse completamente blu? Anzi, forse è proprio in questo modo che il Mago Blu ha scoperto la mania di Matteo per il blu. Vi ricordate l'esposizione natalizia di disegni alla scuola? Tutti i bambini avevano disegnato cose rosse di Natale o bianche di neve, Matteo invece aveva disegnato un presepio con tutti i personaggi blu: non si capiva niente, si confondeva la Madonna con san Giuseppe, le pecore con i cani, il prato con il fiume. Secondo me il Mago ha capito da quel disegno che Matteo era fissato con il blu.
- È possibile, ma ora il nostro problema è un altro: come convincere Matteo a cambiare idea? - disse Ondina, preoccupatissima di vivere in un mondo senza arancione.

Dopo due ore Ondina, Giacomo e Angelo erano sotto il balcone di Matteo, ognuno con un grosso sacco, e urlavano - Matteo. Matteo! Esci, siamo noi.
Matteo uscì sul balcone - Ehi ciao, avete sentito al telegiornale? Sembra che un mucchio di altre cose stiano diventando blu in Europa: la nostra stazione, alcuni ponti, addirittura il colosseo di Roma è per metà blu. Che bello, che bello.
- Facci salire, Matteo, abbiamo delle cose per te. - urlò Giacomo.
- Va bene, venite.
Ondina, Giacomo e Angelo entrarono nella stanza di Matteo e aprirono i loro sacchi: erano pieni di giocattoli e oggetti blu. - Matteo, ti abbiamo portato un po' di regali blu, ti piacciono? - chiese Ondina.
- Certo, - disse Matteo - lo sapete che tutte le cose blu mi piacciono: non ne ho mai abbastanza del blu.
- Ma non ti sembra che possano essere sufficienti? Non sarebbe meglio avere un po' di blu e un po' degli altri colori? Perché dovrebbe essere tutto blu? Pensa che noia. - disse Ondina.
- Come che noia? Il blu non mi annoia mai, anzi, mi annoiano gli altri colori.
Giacomo allora disse risoluto - Bene, ragazzi, passiamo alla fase successiva. - Giacomo e Ondina tirarono fuori dai sacchi delle latte di vernice blu, mentre Angelo andava a prendere la scala. Lavorando velocemente nel giro di due ore verniciarono completamente la camera di Matteo, compreso il soffitto, il pavimento, la porta, le finestre, il lampadario e la scrivania. L'armadio e il letto no, perché quelli erano già blu.
- Amici, è bellissimo! Grazie, grazie, è proprio così che vorrei il mondo: tutto blu, proprio tutto blu, senza nessun altro colore: il blu è un colore stupendo. - applaudì contento Matteo.
Ondina, Giacomo e Angelo erano, oltre che affaticati, tristi: loro speravano che, colorandogli completamente di blu la camera, Matteo avrebbe cambiato idea e si sarebbe accontentato di quel pezzo di mondo blu, invece il loro amico era ancora più convinto che il mondo dovesse essere completamente blu.
- Matteo, guarda qua - urlò Ondina. Aveva visto che sulla scrivania un libro era diventato improvvisamente blu, allora lo prese in mano e sfogliandolo lo mostrò a Matteo. - Guarda il tuo libro sui dinosauri, è diventato tutto blu, non si può più leggere niente, non si vedono i disegni: l'inchiostro delle scritte e le pagine hanno oramai lo stesso colore, non si vede più nulla. Lo vedi che il mondo non può essere completamente blu?
- Cosa mi interessa, - rispose Matteo - tanto l'avevo già letto quel libro.
- Sì, ma questo significa che non potrai più leggere nessun libro. - continuò Ondina.
- Sai che perdita, a me non piace leggere. - rispose Matteo.
- Ma come potrai dire che il blu sarà bello, se non esisterà nessun altro colore che non sia il blu? Se tutto sarà blu non esisterà più neanche il blu: il blu esiste proprio perché esiste qualcosa che non è blu - si disperava Ondina, con le lacrime agli occhi, a cercare di convincere Matteo. - E poi, come puoi tu decidere che gli altri colori devono scomparire? Il mondo è bello perché è colorato, perché ci sono tante cose diverse.
- Ma a me piace solo il blu. - rispose Matteo, inflessibile.
- Dobbiamo andare a casa, è tardi. Ci vediamo domani a scuola. - propose Giacomo mestamente.

Il giorno seguente, dopo le lezioni della mattina, Ondina, Giacomo e Angelo cercarono ancora di fare cambiare idea a Matteo, avevano però paura di non riuscire a convincerlo.
- Dai, andiamo ai giardini. - propose Giacomo, e i quattro amici uscirono insieme da scuola. Arrivati ai giardinetti, Giacomo indicò il prato diventato blu e disse - Guarda il prato, Matteo, non era più bello verde? Ora è tutto blu, dà anche fastidio agli occhi.
- Macché verde, è favoloso questo blu.
- Va be', allora andiamo a prenderci un panino al chiosco. - disse Giacomo.
Arrivati al chiosco Giacomo vide che tutti i cibi erano blu, allora si avvicinò all'uomo dei panini e disse sottovoce - Mi può fare un panino con pomodori e cetrioli?
Giacomo sapeva che a Matteo piacevano molto i pomodori e non piacevano per niente i cetrioli. Il signore porse il panino a Giacomo che lo passò a Matteo: - Ecco, Matteo, il tuo panino.
Appena Matteo addentò il panino fece un salto e iniziò a sputare. - Che schifo! Ci sono i cetrioli.
- Certo, - disse Giacomo - ci sono pomodori e cetrioli, solo che ora sono entrambi blu, non si riesce più a distinguerli e uno potrebbe mangiare i cetrioli per sbaglio. Forse era meglio prima, quando i pomodori erano rossi e i cetrioli verdi, cosa dici?
- No, no, vanno bene blu, solo dovrò fare più attenzione la prossima volta.
Oramai i tre ragazzi erano disperati: Matteo sembrava proprio deciso e loro ormai stavano per finire le idee per cercare di convincere il loro amico testardo. A un certo punto Angelo guardò Ondina e Giacomo, fece l'occhiolino e disse: - Ho un'idea: perché non organizziamo una bella partita a calcio? Ci troviamo al solito campetto tra mezz'ora? Vado a chiamare la banda degli amici, prendo il pallone e vi raggiungo.
D'accordo, a tra mezz'ora. - dissero insieme Ondina, Giacomo e Matteo.
Mezz'ora dopo una decina di ragazzini era radunata al campetto che, dalla mattina, era di un colore blu brillante. Angelo distribuì le magliette che una volta erano rosse e gialle e che utilizzavano per distinguere i giocatori delle due squadre, solo che ora erano tutte uguali: tutte blu. Il pallone, invece, era ancora di un bel giallo brillante. Iniziarono a giocare, dopo poco Giacomo urlò: - Fuori, la palla è uscita dal campo.
- No, non è uscita. - rispose Guido, il giocatore avversario che aveva la palla tra i piedi. - Non si vedono più le linee, come fai a dire che è uscita?
Poi, durante un'azione di attacco della squadra avversaria, il pallone diventò improvvisamente blu e Matteo, che era in porta, lo perse di vista e se lo lasciò passare tra le gambe prendendo un gol. - Non vale! - urlò - Non è gol. Non ho visto la palla.
In breve tempo fu impossibile giocare: i bambini erano tutti vestiti di blu, sul campo blu non si vedevano le linee, il pallone blu spariva alla vista e i pali blu della porta erano quasi invisibili sullo sfondo blu. Oramai i ragazzini urlavano e litigavano tra di loro mentre il pallone, dopo un potente tiro in porta, non era più stato ritrovato e giaceva a trenta metri dal campo. Solo Matteo era seduto per terra in un angolo del campo tenendosi le ginocchia: aveva la faccia triste e pensava. Pensava che forse i suoi amici avevano ragione, che il mondo sarebbe stato meno bello se fosse stato tutto blu e, specialmente, se non si fosse più potuto giocare a calcio. E poi cominciava già un po' ad essere stufo di tutto questo blu: il giardino era completamente blu, in giro per le strade erano rimasti pochi oggetti colorati, e alla televisione avevano detto che anche in America il blu aveva iniziato a diffondersi, forse solo in Australia questa magia non era ancora arrivata. Matteo abbassò lo sguardo tra le gambe, stava quasi per piangere quando vide che l'erba su cui era seduto stava ritornando lentamente verde. Si alzò di scatto, impaurito, e si accorse che tutti gli amici lo stavano guardando in silenzio poi, insieme, Ondina, Giacomo e Angelo urlarono un - Evviva! - gioioso. Circondarono Matteo e ricominciarono a giocare a calcio: oramai il pallone blu risaltava sul campo sempre più verde, le magliette erano ancora un po' bluastre ma si riconoscevano il rosso e il giallo. Matteo volle giocare in attacco e segnò tre gol bellissimi, fece la partita più bella della sua vita e alla fine lui e Angelo vennero portati in trionfo da tutti i compagni.

 

Il giorno dopo Ondina, Matteo, Giacomo e Angelo non andarono a scuola ma dalla polizia a denunciare il Mago Blu, che venne arrestato la mattina stessa e messo in prigione. I ragazzini ottennero che venne imprigionato in una cella dipinta di blu, che tutti gli oggetti da lui utilizzati fossero di colore blu e così i vestiti delle guardie, che si colorarono anche la faccia e le mani di blu. I tre ragazzini, vestiti e dipinti di blu, andarono a trovare qualche volta il Mago Blu, che si chiamava Riccardo, e questi raccontò loro la sua storia.
- Quando ero piccolo feci arrabbiare un mago cattivo, perché ero andato a rubargli le mele da un albero, il mago mi scoprì e con un incantesimo fece diventare blu la mia pelle. Da allora ho odiato questo colore: dovevo coprirmi completamente oppure nascondermi perché la gente mi prendeva in giro per il colore della pelle, nessuno voleva essere mio amico e al massimo mi proponevano di lavorare al circo. Poi ho pensato: se tutto il mondo fosse blu io non sarei più strano ma tornerei una persona normale, allora mi sono messo a studiare per diventare un mago anch'io e per potere fare questo incantesimo. Perché la magia funzionasse avevo però bisogno di qualcun altro che amasse così tanto il blu da desiderare che tutto il mondo fosse di quel colore, così cercando in giro ho scoperto i disegni di Matteo, e ho imbottigliato il suo desiderio che il mondo fosse blu. Ancora poco tempo e la magia sarebbe stata completa. Ora come farò? Il mondo è tutto colorato, e io starò chiuso in galera per chissà quanto tempo.

Dopo qualche mese Riccardo fu rilasciato dalla prigione perché fu chiaro che non avrebbe più ritentato di fare diventare blu il mondo. Grazie alle discussioni che aveva avuto con i suoi nuovi amici Ondina, Giacomo, Angelo e specialmente Matteo, Riccardo aveva infatti capito l'importanza di tutti i colori, divenne un importante artista di arte moderna e riuscì a stupire il mondo con il colore della propria pelle e con l'incredibile capacità di fare delle opere d'arte che cambiavano colore a seconda dei gusti di chi le osservava.
La cameretta di Matteo ancora adesso è completamente blu, per ricordargli la strana idea di avere voluto che il mondo diventasse blu e che gli altri colori scomparissero.

 

Pubblicato il 27 maggio 2007.

Parolata.it è a cura di Carlo Cinato.
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