Logo ParolataPubblicato su www.parolata.it

 

Trentesima storia ribollita

di chinalski

- Possiamo iniziare, mi dica pure.
- Le dicevo di uno strano sogno, ricorrente e spaventoso, un incubo, stanotte l'ho rifatto di nuovo.
- Mi racconti, come inizia?
- Sono al buio, in un posto angusto e umido, pieno di ragnatele. Sono sulla schiena, cerco di aprire gli occhi ma non riesco. Poi mi alzo, nel buio, o forse ho gli occhi ancora chiusi, e cerco il mio coltello sul fianco, ma non c'è.
- Cercava un coltello?
- Sì, ho la sensazione di avere posseduto un coltello, ma ora non c'è più. Poi lascio cadere a terra un pezzo di stoffa e inizio camminare, rasente a una parete, ma crollo e il sogno sembra avere un termine.
- Sembra?
- Sì, perché ricomincia, sempre al buio più totale, è un sogno nel buio, difficile da distinguere dal sonno senza sogni, ma non per questo meno terrorizzante. Bevo e mangio qualcosa che non so come è apparso al mio fianco, poi ricomincio a camminare nel buio, seguendo la parete, fino a tornare al punto di partenza, dov'è il tessuto. Allora prendo coraggio e mi avvio perpendicolarmente alla parete, deciso a raggiungere la parete opposta attraversando il locale dove mi trovo. Inciampo, cado e mi accorgo con raccapriccio di essere sull'orlo di una profonda buca, profondissima, come valuto dal tempo che impiegano alcuni sassi a raggiungere il fondo. E qui il sogno termina nuovamente.
- E poi?
- Poi il sogno ricomincia, bevo e mangio nuovamente, e termina, quasi immediatamente, quindi ricomincia di nuovo: sono sul dorso, questa volta legato, ma il buio non è più totale e riesco a scorgere qualcosa nella penombra.
- Cosa vede?
- Vedo delle strutture strane, qualcosa in movimento su di me, e il pozzo nero sotto il tavolo su cui mi trovo, sono immobilizzato da una fascia di tessuto al piano del tavolo, e poi i topi, e il movimento oscillatorio sopra di me aumenta di ampiezza, e contemporaneamente il tondo oggetto metallico si ingrandisce.
- Si ingrandisce?
- Sì, cioè, si avvicina a me, e sul lato inferiore c'è una grossa lama gialla, metallica, affilata. Si avvicina lentissimamente ma impalcabile. Il sogno a questo punto sembra non proseguire, come se si fosse incastrato nel tempo, come se non riuscisse a districarsi dal lento procedere dell'attrezzo oscillante, oramai vicinissimo al mio petto. Poi, a poco a poco, i topi iniziano a saltarmi addosso, forse attratti dal sudore, perché nel letto sento di essere fradicio di sudore, e dopo un po' sento i legacci che si allentavano, che cedono ai denti aguzzi dei topi. Lentamente mi sfilo dalle fasce e mi butto a terra, lontano dalla lama sibilante. Sono salvo. Immediatamente il meccanismo oscillante viene tirato verso l'alto e la stanza buia si illumina di fuoco, le pareti diventano calde e iniziano ad avvicinarsi, spingendomi verso il centro della sala, dove c'è la buia bocca del pozzo. Non vedo via di fuga: non ho oramai più spazio dove stare, e il calore è insopportabile. A questo punto finalmente mi sveglio terrorizzato.
- Il suo sogno finisce qui?
- Sì, finisce qui.
- Bene, fanno quattrocento euro, ci vediamo lunedì prossimo.

Soluzione.

 

Pubblicata il 21/5/2006.

Parolata.it è a cura di Carlo Cinato.
Creative Commons License La Parolata e i suoi contenuti sono pubblicati sotto licenza Creative Commons.