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Settantaquattresima storia ribollita

di chinalski

E allora io sono nato che ce li avevo i soldi, stavo bene, eh, e allora facevo una bella vita, che io giocavo col mio amico, che poi era il mio migliore amico. Però era come se, cioè, era strano, non conoscevo le cose, io non sapevo, perché stavo sempre lì, dove vivevo, e non uscivo, anche se poi ho visto che fuori era diverso, non so se mi sono spiegato, diverso nel senso che non era uguale, fuori. Allora col mio migliore amico, che poi era il mio amico, siamo partiti, e siamo andati, e poi siamo stati con delle persone, che io non ho capito, però non erano come noi, loro avevano poche cose e vivevano bene, sembrava, E loro volevano essere le altre cose, volevano entrare nelle cose, e non essere esterni, cioè, non ho mica capito bene, però loro erano contenti, sembrava.
Poi però il mio amico, che era il migliore, ma chissà, se n'era andato, perché voleva stare con della gente, vedere, fare cose, insomma, mi ha lasciato solo, e allora anche io me ne sono andato, e sono andato in città. E lì ho conosciuto una donna, ed era bella, anzi, era molto bella, e volevo fare l'amore con lei, perché era bella, ve l'ho detto che era bella? Ma lei voleva essere pagata, non proprio però, insomma, dovevo farle dei regali, e io ero povero, e allora mi sono cercato un lavoro, e così ho fatto l'amore con lei, e mi sono comprato dei vestiti, e facevo le scommesse con i soldi che avevo, insomma, ero diventato ricco, ma proprio bello ricco, mica solo ricco. Però mi sono annoiato, dopo un po'. E allora cosa ti ho fatto? Me ne sono andato. E chi ti incontro chi non ti incontro? Eh? Chi ti incontro chi non ti incontro? Il mio amico, anzi, il mio migliore amico. Già. Che bello, perché ero triste, anzi, ero proprio triste, e dopo avere incontrato il mio amico invece non ero più triste, anzi, non lo ero proprio.
Allora sono andato al fiume, e mi sono fermato dal mio amico, ma non il mio migliore amico, un altro amico, che viveva lì. Ma poi, un giorno, era arrivata al fiume una donna con un ragazzino, e la donna era stata morsa da un serpente, e il serpente era velenoso, e la donna era la stessa donna di anni prima nella città, e il ragazzino era mio figlio, e insomma, la donna muore e mio figlio rimane con me al fiume, con il mio amico, però non il mio migliore amico, l'altro. E però mio figlio non era come me, insomma, non ci piacevamo molto, lui non voleva lavorare, e non voleva imparare le cose, così un bel giorno se ne torna in città, e io a rincorrerlo, a cercarlo perché volevo tornare che eravamo come padre e figlio, però alla fine ho capito, perché io sono uno che capisce, che certe cose non puoi insegnarle, che serve l'esperienza nel mondo, e allora ho lasciato che seguisse la sua strada.
E poi il mio amico, non il migliore, l'altro, muore, e dopo un po' di tempo il mio amico, il migliore, il mio amico, viene da me al fiume dopo tanto tempo, e ci parliamo, e io gli spiego che cosa ho capito dalle mio esperienze, e lui fa delle facce strane, e poi mi bacia la fronte, e mi tratta come se fossi chissà chi, e mi dice che io sono un tutt'uno con le cose, gli animali, le piante, la gente, e io non so, ma chissà, forse avevo capito qualcosa che lui non aveva capito, e allora è così.

Soluzione.

 

Pubblicata il 10/6/2007.

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