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Analisi: La vita istruzioni per l'uso

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La vita istruzioni per l'uso, di Georges Perec

Scritto nel 1978, il libro consiste in 99 capitoli più un preambolo e un epilogo e narra gli ambienti, e ciò che ad essi è legato, dell'edificio parigino al numero 11 di rue Simon-Crubellier il 23 giugno 1975, poco prima delle otto di sera.

Risulta molto difficile descrivere "La vita" per vari motivi.
Innanzitutto perché la struttura del romanzo e il suo contenuto sono fortemente interallacciati, quasi inscindibili. Ad esempio: la struttura del libro è simile a quella del puzzle, con i capitoli che vanno a incastrarsi per formare una visione d'insieme che è più della somma delle singole parti, e il gioco del puzzle è importante e presente anche all'interno di una storia del libro. Oppure, un personaggio del libro, il miliardario nullafacente Bartlebooth, escogita un'impresa da realizzare durante tutta la sua vita in modo da darle un senso, e per fare ciò si impone delle regole inflessibili e arbitrarie; anche Perec, per la scrittura del libro, si impone delle costrizioni rigorose per non lasciarsi andare all'arbitrarietà del caso: le regole sono arbitrarie, ma non lo è più il risultato delle regole.

Un altro motivo sono appunto le regole che Perec si è imposto per la scrittura. L'argomento di ogni capitolo, ordinati in modo apparentemente casuale, è in realtà ricavato da una scacchiera di dieci caselle di lato in cui ogni casella rappresenta una stanza dell'edificio: in verticale sono riportati gli otto piani più il piano terra e le cantine, in orizzontale sono riportate i diversi locali del piano più la rampa delle scale. Disegnata la scacchiera Perec si muove su di essa con il salto del cavallo degli scacchi in modo da toccare tutte le caselle una e una sola volta, in questo modo la prima stanza-casella toccata darà il nome al primo capitolo, la seconda al secondo e così via. I contenuti di ogni capitolo, oltre che essere legati al titolo del capitolo, sono definiti da un ulteriore meccanismo, abbastanza complesso, che associa ad ogni casella della scacchiera un elenco di voci, appartenenti a 40 categorie, che ha precedentemente stilato. Il risultato di tutto ciò è che ogni capitolo, prima ancora di essere scritto, aveva delle costrizioni sulla sua lunghezza, sull'ambientazione, doveva contenere dei particolari oggetti, delle citazioni e così via.

Infine perché il libro non contiene una storia, e tutto sommato non contiene neanche un insieme di storie, ma è un mondo, dove ogni ambiente dell'edificio ha un carattere, ha degli abitanti attuali e degli abitanti passati, ognuno di questi personaggi ha delle relazioni con gli altri abitanti del palazzo e con ulteriori personaggi, gli oggetti, o meglio gli elenchi di oggetti, nascondono a loro volte delle vite e delle vicende che si possono solamente intuire ma che sono altrettanto presenti nel libro.

Fatta questa premessa, e in qualche modo evitando così di raccontare oltre dei contenuti del libro, vediamo per quale motivo il libro può essere considerato un iperromanzo, o romanzo complesso, come anche Calvino riteneva e scriveva in "Lezioni americane". I primi due punti citati prima per cui risulta difficile descrivere il libro, il fatto che forma e contenuti siano fortemente legati e il fatto che il tutto sia costruito sulla base di regole rigide, sono tutto sommato delle scelte dell'autore, che possono essere curiose, possono rendere più interessante e strutturato il romanzo, magari fornire ulteriori chiavi di lettura, ma non aggiungono nulla alla complessità del romanzo come la intendiamo in questi saggi. Perec ha cioè costruito il suo libro utilizzando i giochi dell'OuLiPo (Ouvroir de Littérature Potentielle) e i metodi della letteratura combinatoria, argomenti che tratteremo in un prossimo saggio ma che non variano la complessità di un romanzo, che non rendono iper un romanzo.

Viceversa il terzo punto, il fatto che il libro cerchi di contenere al proprio interno il mondo, o almeno uan porzione del mondo, questo secondo me fa di "La vita" un iperromanzo. La costruzione a capitoli brevi, che illuminano vicende e ambienti di volta in volta diversi ma tra di loro legati, con un andamento casuale nel tempo e nello spazio (casuale a parte le regole autoimposte dall'autore, che però non sono comprensibili alla lettura), con forti strappi di argomento e di stile narrativo, tutto ciò rende l'esperienza di lettura del libro simile alla contemplazione di un quadro. Le immagini che il lettore si forma sono precise, grazie alla minuzia delle descrizioni di Perec e grazie ai lunghi elenchi di oggetti e di elementi presenti sulla scena, sembra che di capitolo in capitolo lo sguardo si posi su parti diverse di un immenso quadro, che non può essere abbracciato da un solo sguardo ma solo guardato in piccole parti separatamente. A questo punto si capisce che la sequenza imposta da Perec possa essere scardinata, e che probabilmente era solo un modo per riuscire a ordinare in un libro e linearmente un contenuto che di per sé lineare non era. Se il meccanismo dei capitoli ordinati del libro fosse sostituito da una struttura ipertestuale che collegasse i diversi capitoli e, magari, collegasse i vari brandelli di storie che si distribuiscono su più capitoli, probabilmente la lettura potrebbe fluire ancora più sciolta, sarebbe possibile riprendere dei brani letti tempo prima e rileggerli alla luce delle nuove conoscenze, si potrebbe scorrere la vita dei personaggi nelle diverse età; tutte queste possibilità sono precluse o comunque molto limitate dalla rigida struttura del libro. La grande mole di informazioni, storie e personaggi è la forza ma forse un po' anche il limite della struttura a libro di "La vita": quando a pagina 400 si ritrova un personaggio velocemente introdotto a pagina 50 risulta un po' faticoso ricostruire ciò che si conosceva.

Riprendiamo gli appunti di Calvino presentati nel saggio Cos'è un iperromanzo e percorriamoli a uno a uno per "La vita".

Si diceva che l'iperromanzo è un luogo "d'infiniti universi contemporanei in cui tutte le possibilità vengono realizzate in tutte le combinazioni possibili". Nel nostro libro non si può parlare di infiniti universi contemporanei, né di combinazioni possibili della realtà, ma ritengo che l'ambizione di descrivere completamente una parte di universo sia, in definitiva, proprio questo: non la descrizione di tutte le possibili scelte in una particolare situazione, ma la descrizione di tutte le possibili situazioni, di tutti i possibili ambienti, di tutte le possibili storie in una parte determinata di universo

Nell'iperromanzo può valere "un'idea di tempo puntuale, quasi un assoluto presente soggettivo" dove le sue parti "sviluppano nei modi più diversi un nucleo comune, e che agiscono su una cornice che li determina e ne è determinata": questi sono concetti che ritengo siano perfettamente concretizzati in "La vita". Il libro, come detto, descrive fondamentalmente una casa, in senso lato: tutto ciò che è e che è stata, tutto ciò che ne è contenuto, tutto ciò che vivono e hanno vissuto gli abitanti, le loro storie e le loro relazioni con altre persone. Ciò è al tempo stesso contenitore e contenuto del libro. Inoltre, se passiamo al livello del meccanismo di costruzione del libro, si può facilmente individuare il nucleo comune e la cornice nelle regole che Perec si è imposto nella scrittura.

Infine l'iperromanzo funziona come "macchina per moltiplicare le narrazioni" ed è "costruito da molte storie che si intersecano". Questo è il punto piu evidente, senza dubbio. Le tante storie iniziano, vengono sospese, riprendono, si aggregano, si dividono, vivono di vita propria, ed è un peccato quando, finito il libro, sorge la consapevolezza che non riprenderanno più un'altra volta, che non c'è una nuova storia sulla pagina successiva. "La vita" potrebbe davvero funzionare da generatore di storie: sarebbe bello poterle riprendere, ampliare, creare qualcosa prima e dopo ciò che è presente sul libro. Sarebbe bello se Perec avesse scritto non 500 ma 5000 pagine.

Voto alla complessità di contenuti: 9/10
Il romanzo è costituito da una quantità di personaggi, ambienti, storie, oggetti che riempie ogni possibile spazio, creando una miriade di situazioni, di intrecci, di legami e di rimandi. Proprio questa sua capacità di proporre un ambiente reale, una simulazione del mondo, è la caratteristica che più lo porta ad essere definibile come iperromanzo. Non manca nulla nel romanzo: amore, morte, nascite, assassini, ricchezza e povertà, folla e solitudine, ragione e sentimento: il titolo, onnicomprensivo, è davvero adeguato. In definitiva, “La vita” è un quadro, un'immagine sotto forma di libro. E questo, secondo me, è ciò che può essere chiamato romanzo complesso.

Voto alla complessità di forma: 5/10
Il romanzo è stampato normalmente in forma libro, indubbiamente però è tra i libri che conosco quello che più si avvicina ad essere un iperromanzo di forma. Potrebbe essere letto balzando da un capitolo all'altro, se ci fosse un indice più completo sarebbe bello seguire le singole storie senza interruzioni; sarebbe infine bello leggere il proseguimento delle storie se qualche altro scrittore si fosse assunto il compito di continuare a espandere il libro di Perec all'edificio accanto in rue Simon-Crubellier.

A mio parere, se ci fossero ancora dei dubbi da risolvere circa la realizzabilità e la piacevolezza di un iperromanzo con struttura reticolare, il modo migliore per risolverli sarebbe quella di trasformare questo libro in un iperromanzo vero e proprio, con i link a connettere i capitoli nella loro attuale sequenza, la mappa della casa con i link a partire da ogni ambiente verso i capitoli relativi, e poi tutti gli ulteriori link che potrebbero essere inseriti all'interno della narrazione. Non riesco a pensare una prova più efficace. Se neanche un libro di questo tipo e di questa bellezza riuscisse ad essere interessante e piacevole in forma reticolare sarebbe la prova dell'irrealizzabilità dell'iperromanzo come lo pensiamo oggi. Nella terminologia da noi utilizzata si tratta di un iperromanzo a intrecci.

 

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Ultimo aggiornamento: 5 maggio 2008.

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