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Piuttosto che

Dove si fustiga

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Qui si fustigheranno i peggiori usi della lingua italiana.


Piuttosto che

Piuttòsto
Composto di più e tosto.
Avverbio.
1. Più spesso, più facilmente, preferibilmente: si muove piuttosto in bici che in auto; non ho fame, berrei piuttosto un caffè.
2. O piuttosto, o meglio: vediamoci in piazza, o piuttosto venite a casa mia.
3. Alquanto: è piuttosto vecchia; oggi mi sento piuttosto in forma.
4. Invece: dimmi piuttosto come la pensi.
Nelle locuzioni congiuntivali piuttosto che, di: anziché, pur di non; dovresti andare in treno piuttosto che in aereo; piuttosto di (che) cedere, morirebbero.

Il "piuttosto che" non può essere utilizzato nel senso di "oppure". Il suo utilizzo corretto può essere esemplificato nel seguente modo: a partire dalla frase "mangerò del pane o dei biscotti", dove le due possibilità sono presentate in modo equivalente, possiamo riscriverla come "mangerò del pane o piuttosto dei biscotti", dove si esprime una preferenza per i biscotti, oppure come "mangerò del pane piuttosto che dei biscotti", dove invece la preferenza è fortemente sbilanciata a favore del pane. Erroneamente l'ultima frase viene spesso utilizzata per significare, come nella prima frase con la "o", che le alternative del pane e dei biscotti sono equivalenti, rendendo così ambigua la frase.
Per una analisi più approfondita (e più autorevole) potete leggere la pagina sul sito dell'Accademia della Crusca a riguardo.


Piuttosto che - 2

Lorenzo Soria scrive su L'Espresso:
"La Biel è pronta a venire presa come un'attrice seria e che merita rispetto, avendo come modello la solita Meryl Streep piuttosto che Julianne Moore, con la quale ha lavorato in "Next". - Sono donne incredibili [...]"

Poiché all'interno dell'articolo non è mai citata Julianne Moore, si può dedurre che si tratti di uno dei modelli di Jessica Biel, e non che sia in contrapposizione rispetto a Meryl Streep.
Se esiste al mondo una cosa peggiore di dire in modo sbagliato "piuttosto che", questa è scrivere in modo sbagliato "piuttosto che".


Piuttosto che - 3

Ci scrive Piero Fabbri.

--- Sul "piuttosto che", ricordo bene la prima volta che l'ho sentito; non era TV o giornali, era proprio un incontro di lavoro nel quale un dirigente mi elencò un bel numero di opzioni equivalenti "... e allora potremo fare A piuttosto che B piuttosto che C piuttosto che D...", e forse la vasta scelta fu quella a insospettirmi, perchè lì per lì avevo proprio capito che stesse stilandomi una classifica di preferenze ("D è uno schifo immondo, C va male, B non va bene, per fortuna possiamo fare A...").
Quel che mi stupisce un po' è che nessuno - nemmanco la Crusca nell'articolo indicato - suggerisca di considerare la parola per quel che è, ovvero la evidente contrazione in una sola parola delle due "più tosto". E interpretando classicamente il "tosto" con "presto", i problemi interpretativi dovrebbero risolversi da soli... "fare la cosa A più tosto che la B" porta chiaro il concetto di precedenza di una sull'altra (la A è più "urgente", la faccio "più tosto", "più presto", insomma "prima" della B...), e non si vede proprio come possa essere disgiuntiva tale da mettere sullo stesso piano le due alternative.
Mah. ---


Piuttosto che - 4

Approfittiamo di una ghiotta occasione che ci viene offerta dal programma Uno mattina, alla televisione, per tornare sull'argomento principe della rubrica.

"Sui corpi c'erano segni di lametta piuttosto che di bruciatura di sigaretta."

Dopo il "piuttosto che" col significato disgiuntivo di "oppure", il giornalista Piero Colaprico inventa il "piuttosto che" col significato congiuntivo di "e". Geniale. Tra un po' le frasi non saranno costruite più con i vari avverbi e congiunzioni, ma solo con una sequenza di "piuttosto che" dal significato sempre diverso.


Piuttosto che - 5

Finora abbiamo raccolto esempi di "piuttosto che" utilizzato in modo disgiuntivo e, orrore degli orrori, usato in modo congiuntivo. Combinati con l'uso corretto dell'avverbio riteniamo quindi che la seguente frase:

"Potrei mangiare un panino al salame oppure una piadina, ma non amo lo stracchino quindi mangerò un panino al salame invece di una piadina. Anzi, ci ho ripensato, poiché ho molta fame mangerò sia un panino al salame che una piadina"

si potrebbe anche dire, più semplicemente:

"Potrei mangiare un panino al salame piuttosto che una piadina, ma non amo lo stracchino quindi mangerò un panino al salame piuttosto che una piadina. Anzi, ci ho ripensato, poiché ho molta fame mangerò un panino al salame piuttosto che una piadina."


Piuttosto che - 6

"Su Facebook c'è un gruppo che si chiama 'Scartare corteggiatori e potenziali amanti per gli errori di grammatica' che mette in fila perle come queste: 'È nel mio carattere: quando qualcosa non va, io sodomizzo', piuttosto che 'Ho un nuovo paglio di scarpe' e 'Come stai? Sempre l'ostesso'."
Da un articolo di Maria Simonetti, sull'Espresso, che recensiva il libro "Come dire" di Stefano Bartezzaghi che tratta di usi scorretti o ridicoli della lingua italiana. Recensire un libro del genere scrivendo un "piuttosto che" a sproposito ha del geniale.


Assolutamente

Assolutamente ha significato neutro, quindi dipendente dal contesto:
- Sei d'accordo?
- Assolutamente (affermativo).

- Non sei d'accordo?
- Assolutamente (negativo).

Può essere sostituito da del tutto, in assoluto, totalmente, certamente.
Ultimamente viene utilizzato, al pari di affatto, col significato di "no, per niente": tale uso deriva dall'ellissi della negazione (assolutamente no diventa per ellissi assolutamente, mantenendo però il significato negativo). Poiché si tratta di un uso anomalo del vocabolo la risposta "assolutamente" senza ulteriori precisazioni (sì o no) potrebbe essere da intendere sia come affermativa sia come negativa, quindi necessita di una ulteriore domanda per dirimere il dubbio. Curioso che una risposta che vorrebbe escludere qualsiasi dubbio da parte di chi la esprime, invece, non sia comprensibile.

L'assolutamente dovrebbe essere inteso quindi come un rafforzativo dell'avverbio affermativo o negativo. Rimane il dubbio se sia necessario utilizzarlo tanto spesso come capita ultimamente.
- Hai fame?
- Assolutamente sì.
Assolutamente sì cosa? Poiché il significato di sì e di no è di per sé assoluto, per esprimere le sfumature sono previste altre parole, l'aggiunta di un assolutamente davanti all'avverbio, a meno che non si voglia mostrarsi categorici oppure privi di dubbi, è assolutamente pleonastico (licenza satirica del vostro curatore).

Ciò deriva probabilmente dall'abitudine a sentire, e quindi a usare, un linguaggio composto di slogan, con forti prese di posizione e aggressivo, quindi che non permetta il contraddittorio ("assolutamente" è l'opposto di "secondo me"). Il risultato evidente di tale uso smodato è che, nel momento in cui si vorrebbe enfatizzare una posizione, non si sa più che parole utilizzare, e allora si urla.


Virgolette

Estratto da "La grammatica della lingua italiana", di Marcello Sensini.
--- Le virgolette [...] vengono usate sempre in coppia [...] per mettere in evidenza che una parola o un gruppo di parole sono usati in significato particolare, diverso da quello usuale, per esempio in senso ironico o allusivo o metaforico: Grazie, ma non ho bisogno dei tuoi "servizi"; Lo sciopero "a singhiozzo" dei piloti ha paralizzato completamente il traffico aereo. ---
Quando l'utilizzo delle virgolette supera il livello di guardia la situazione diventa imbarazzante, poiché a forza di allusioni e ironia non si capisce più che cosa l'interlocutore voglia comunicare. Quando le virgolette, poi, fanno parte di un discorso a voce la preoccupazione cresce: se chi parla ha bisogno di grattare spesso l'aria con le ditine pronunciando certe parole evidenzia almeno uno dei seguenti fatti:
a) l'arte oratoria non è parte del suo bagaglio culturale;
b) la mimica facciale e l'espressività vocale sono ridotte ai minimi termini e
c) l'incapacità a trovare parole adeguate per esprimere concetti è assoluta.
La moda delle virgolette fatte con le dita nasce, secondo me, negli Stati Uniti nei tardi anni 80 ed è giunta in Italia nei primi anni del 2000, probabilmente importata da chi desiderava fare sapere che aveva viaggiato. Qualcuno mi può fornire informazioni più precise a riguardo?

Ci scrive Claudio.
--- Credo di avere capito chi ha importato il gesto di grattare l'aria per indicare le virgolette. Nel famoso cartoon "I Simpson's", che ha avuto successo in Italia alla fine degli anni novanta, Homer utilizza spesso questo gesto. ---

Per concludere vorrei riportare infine, tra i tanti esempi possibili, due utilizzi geniali delle virgolette.

- Cina, gli ha passato una capsula di veleno per bocca. Aveva visto il suo amato "parlare" con una donna.
Dal titolo di un articolo della Repubblica online: il suo amato parlava o faceva cosa con la donna? Il dubbio rimane anche dopo avere letto l'articolo: il "parlava" continuava ad essere virgolettato.

- La "vera" mozzarella di bufala salernitana.
Foglietto sulla vetrina di un negozio di formaggi in piazza Carducci, a Torino. Non invoglia sicuramente a comprare la mozzarella.

Maurizio Codogno cerca di dare una spiegazione al titolo sopra riportato: Cina, gli ha passato una capsula di veleno per bocca. Aveva visto il suo amato "parlare" con una donna.
--- Io notoriamente non sono piemontese, ma mi pare che almeno nella Granda due "si parlon" quando stanno insieme (non sono sufficientemente esperto glottologico per affermare che ci siano stati anche rapporti sessuali). Magari l'anonimo giornalista usava "parlare" in questo senso. ---


Problema e problematica

Il "problema" è la singola questione, la "problematica" è l'insieme dei temi presi in considerazione relativamente a determinati rami del sapere o a determinati interessi.

Quante volte avete sentito dire "problematica" al posto di "problema"? Certo che dicendo "problematica" ci si dà subito un tono e si simula autorevolezza.


Le maiuscole ovunque

Da tempo oramai persone senza vergogna hanno deciso che per dare importanza a una parola, a un'idea, basti mettere la lettera maiuscola. Credo che l'apice sia raggiunto in un cartellone pubblicitario del navigatore satellitare portatile Tom Tom.
"In giro per l'Europa, in Auto o a Piedi"
Una volta a "piedi" si premetteva "con rispetto parlando", o si diceva "le estremità"; ora, poiché si tratta di parti del Magnifico Corpo del Cliente, anche i Piedi hanno acquistato Dignità di Maiuscola.


Adoro

È diventato di moda o l'ha sentito solo il vostro curatore?
Molti (in genere ggiovani) usano il verbo adorare in modo intransitivo, in genere congiungendo le mani e allungando fino allo strazio le vocali. Ad esempio, quando passa una Ferrari per la strada:
- Io adoooroooo!

Adoràre
Dal latino adorare 'rivolgere un discorso o una preghiera', composto di ad 'verso' e orare 'pregare'.
Verbo transitivo [io adóro ecc.].
1. Tributare adorazione: adorare Dio.
Riconoscere come divinità, venerare: gli egizi adoravano il sole.
2. (estensione) Fare oggetto di devozione: adorare i propri figli.
(figurato) Avere passione o entusiasmo per qualcuno o per qualcosa: adorare una musica.
(iperbolico) Apprezzare, desiderare moltissimo: adoro i gelati.

Verbo intransitivo [ausiliare avere].
(antico) Pregare: adora per color che sono in terra (Dante).


Evento performativo

Evento performativo è un neologismo utilizzatissimo in ambito artistico. Purtroppo completamente sbagliato, almeno per ora.

È curioso come spesso si usino delle parole straniere in luogo di parole italiane perfettamente sinonimiche, relegando queste ultime nel dimenticatoio, mentre in questo caso si sia invece orrendamente adattata una parola straniera all'italiano.


Ni

Stigmatizziamo il "ni".
Si tratta di un neologismo inutile per non dire né sì né no, e dovrebbe avere il significato di: forse, dipende, sì e no, potrebbe essere. Insomma, una via di mezzo tra i due estremi. Tra l'altro, non si sa nemmeno come scriverlo: con l'accento come il sì, oppure senza accento come sarebbe giusto in italiano? (supponendo che fosse una parola italiana, intendo).


In diretta

Pubblichiamo un contributo di Mario Coletti.
--- A proposito dei peggiori usi della lingua italiana, vorrei segnalarvi l'uso assolutamente improprio (e ahimé piuttosto diffuso, ormai) dell'espressione "in diretta", usata da molti parlando di un'azione che viene fatta immediatamente, o per raccontare un fatto di cui si è testimoni diretti. L'espressione è derivata chiaramente dal frasario televisivo: nel contesto tecnico in cui è nata significa che le immagini vengono trasmesse direttamente, in tempo reale; l'espressione quindi è in contrapposizione a "trasmissione registrata", o "in differita".
Ma pronunciata al di fuori dell'ambito televisivo l'espressione risulta quasi sempre usata a sproposito. "Ero lì. L'ho visto proprio cadere in diretta". Che vuol dire? se eri lì davanti, testimone diretto del fatto, come pensavi di vederlo, registrato, forse? Oppure, ad esempio, al telefono: "Aspetta un attimo, ti cerco l'indirizzo e te lo do in diretta". Perchè, altrimenti me lo potresti dare con una trasmissione registrata? ---


Settimana prossima

Scrive Letizia Magnini.
--- Da qualche mese sta avanzando una nuova moda di dire: "ci vediamo settimana prossima", oppure "come abbiamo concordato settimana scorsa".
A me sembrerebbe migliore il classico "ci vediamo la settimana prossima", oppure "come abbiamo concordato la settimana scorsa".
L'invadenza della nuova moda è considerevole; ma probabilmente sono in errore io. ---

Direi proprio che non sei in errore. Credo che la moda (che per fortuna non ho ancora incontrato) derivi dal fatto che si dica "ci vediamo domani", "l'ho fatto ieri", senza usare l'articolo. Poiché si parla sempre di tempo l'uso potrebbe essersi esteso anche a settimana, e magari mese e anno.
La differenza tra i due usi è che domani, oggi, ieri, dopo, prima sono avverbi e non devono essere preceduti dall'articolo. Solo quando fungono da sostantivi, come nella frase "bisogna pensare al domani", necessitano dell'articolo.
Settimana, mese e anno, essendo sostantivi, devono essere preceduti dall'articolo.

Risponde Mauro che propone una nuova spiegazione.
--- A me purtroppo è occorso di sentirlo, temo che omettere l'articolo stia diventando un (mal)vezzo di chi ritiene che scimmiottare gli "americani" (see you next week, born last year e analoghi) li ponga al di sopra dei comuni mortali. ---


Ma anche no

Scrive Cicciomunaron.
--- Che ne dite della frase "ma anche no"? Ho riscontrato una pericolosa diffusione di questa locuzione da qualche mese a questa parte... ---
Non sappiamo se sia ultimamente aumentato l'uso di questa risposta, ma sicuramente si sente con una frequenza immotivata. Il significato è un semplice no, ma forse la locuzione viene usata perché in tale modo la risposta diventa, con poco impegno, simpatica, ironica o scanzonata. Oppure è un modo per rendere più elaborata e piena la risposta negativa, analogamente ad "assolutamente sì", ma con la diminuzione dovuta al "ma anche" per celare l'aggressività che avrebbe un "assolutamente no". Fatto sta che non aggiunge nulla alla comunicazione, anzi la appesantisce come tutte le frasi fatte e inutili.

 

Ultimo aggiornamento: 25 gennaio 2015.

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