Chiamatemi Raffaele

Trentasettesimo incipit rovinato

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Primo indizio
Sembrava finita, ma non lo era. Perché quando qualcosa di brutto termina, non è ancora finito il peggio, bisogna poi tornare alla normalità, e non è una cosa facile. E allora ecco che alla gioia immensa per lo scampato pericolo, per la fine dell'incubo, si sostituisce la desolazione della propria condizione di reietti, la consapevolezza di essere un problema da risolvere.

Secondo indizio
Il ritorno alla normalità può essere anche un ritorno fisico, e allora gli elementi del viaggio rappresentano perfettamente la situazione penosa dei sopravvissuti. Innanzitutto il tragitto tortuoso che mette in subbuglio le persone: perché si stanno allontanando dalla meta? Allora non finirà mai la loro disgrazia?

Terzo indizio
Poi gli incidenti, la fame, il freddo, le mallattie, l'essere abbandonati a sé stessi, i morti, tutto ciò può colpire ancora più duramente che aveva sperato in una rapida risoluzione delle proprie sofferenze. E poi c'è chi non si perde d'animo, chi si sacrifica per fare stare meglio un compagno. E anche chi si adegua con facilità alla situazione drammatica, e pure chi riesce a trarne giovamento.

Quarto indizio: incipit
A inizio anno la situazione era oramai giunta agli ultimi sussulti, e i liberatori erano oramai penetrati nel territorio nemico in profondità. Normalmente la ritirata avrebbe dovuto comportare la distruzione di tutto: strutture e persone, ma nel nostro caso era stato scelto di recuperare tutte le persone valide ed eliminare chi invece non fosse utile. L'avanzata era però stata così impetuosa che l'esercito in ritirata dovette abbandonare il campo senza avere la possibilità di applicare i propri piani di distruzione.

La soluzione e il vero incipit sono in fondo alla pagina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Soluzione
La tregua, di Primo Levi.

Incipit reale
Nei primi giorni del gennaio 1945, sotto la spinta dell'Armata Rossa ormai vicina, i tedeschi avevano evacuato in tutta fretta il bacino minerario slesiano. Mentre altrove, in analoghe condizioni, non avevano esitato a distruggere col fuoco o con le armi i Lager insieme con i loro occupanti, nel distretto di Auschwitz agirono diversamente: ordini superiori (a quanto pare dettati personalmente da Hitler) imponevano di "recuperare", a qualunque costo, ogni uomo abile al lavoro. Perciò tutti i prigionieri sani furono evacuati, in condizioni spaventose, su Buchenwald e su Mauthausen, mentre i malati furono abbandonati a loro stessi. Da vari indizi è lecito dedurre la originaria intenzione tedesca di non lasciare nei campi di concentramento nessun uomo vivo; ma un violento attacco aereo notturno, e la rapidità dell'avanzata russa, indussero i tedeschi a mutare pensiero, e a prendere la fuga lasciando incompiuto il loro dovere e la loro opera.

Parolata.it è a cura di Carlo Cinato.
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