Chiamatemi Raffaele

Cinquantaduesimo incipit rovinato

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Primo indizio
Un viaggio all'estero, a quei tempi, non era un piacere, specialmente se non avevi tanti soldi. E in nave era ancora peggio, ma non sempre si può decidere. Ma, d'altronde, l'alternativa a volte può essere salire su un albero. E ve lo raccomando.

Secondo indizio
Certo, c'è chi scrive e scrive e scrive, magari di notte. E non sempre ciò viene apprezzato dalla gente. Ma d'altronde si sa: c'è chi nasce buono, e buono rimane qualsiasi cosa succeda, e chi nasce cattivo, e non farà mai nulla che sarà men che cattivo. Troppo semplicistico? Qualcuno l'ha detto.

Terzo indizio
Poi c'è chi è nato ricco ed è superbo e arrogante, chi è nato borghese ed è studioso e mediocre. Chi invece rifiuta i soldi per motivi di principio, anche se a lui direttamente non è stato mai detto nulla di male. Chi, comandato (da un cretino) di fare qualcosa di pericoloso, lo fa, senza nessuna preoccupazione per la propria incolumità. Anche stupidamente, senza alcun motivo di rischiare la propria vita. Vita che, puntualmente, viene persa.

Quarto indizio
Ne abbiamo tralasciate di storie, di personaggi, ma l'insegnamento è quello: in determinate situazioni è meglio morire che sopravvivere, che qualche sopravvissuto che getterà un fiore sulla tomba lo si troverà sempre.

Quinto indizio: incipit
Accidenti, si torna al solito tran tran. Al traffico, alla gente, e quel che è peggio ai compiti, alle ore di noia in classe. Già adesso, guardalo lì, il maestro, che avrà da ridere sempre? E, comunque, me ne sono liberato, almeno di lui.

La soluzione e il vero incipit sono in fondo alla pagina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Soluzione
Cuore, di Edmondo De Amicis.

Incipit reale
17, lunedì
Oggi primo giorno di scuola. Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in campagna! Mia madre mi condusse questa mattina alla Sezione Baretti a farmi iscrivere per la terza elementare: io pensavo alla campagna e andavo di mala voglia. Tutte le strade brulicavano di ragazzi; le due botteghe di libraio erano affollate di padri e di madri che compravano zaini, cartelle e quaderni, e davanti alla scuola s'accalcava tanta gente che il bidello e la guardia civica duravan fatica a tenere sgombra la porta. Vicino alla porta, mi sentii toccare una spalla: era il mio maestro della seconda, sempre allegro, coi suoi capelli rossi arruffati, che mi disse: - dunque. Enrico, siamo separati per sempre? - Io lo sapevo bene; eppure mi fecero pena quelle parole.

Parolata.it è a cura di Carlo Cinato.
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