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Dodicesima storia ribollita

di chinalski

Egli, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un animale immondo. Riposava sulla schiena, mobile e flessibile come un lombrico, e sollevando un poco il capo vedeva il suo ventre morbido, rosa e collinoso, in cima a cui la coperta da letto, come aderente, non tendeva a scivolare. Le guance, soffici e grasse da fare ribrezzo, rispetto alla sua corporatura normale, poteva vederle in un confuso luccichio dinanzi ai suoi occhi calati.
Cosa m'è avvenuto? pensò. Non era un sogno. La sua camera, una stanzetta di giuste proporzioni, soltanto un po' piccola, se ne stava tranquilla fra le quattro ben note pareti. Sulla tavola, un insieme disfatto di trucioli - egli era figlio di falegname - e sopra, appeso alla parete, un disegno, fatto da lui - non era molto - su un foglio ingiallito e messo dietro una povera cornice di cartone: raffigurava una donna seduta, ma ben dritta sul busto, con un cappello e una mantella turchina; essa levava incontro a chi guardava una bacchetta, mostrando tutto l'avambraccio nudo.

Soluzione.

 

Pubblicata il 22/1/2005.

Parolata.it è a cura di Carlo Cinato.
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