Logo ParolataPubblicato su www.parolata.it

 

Esercizi di omicidio, capitolo otto

di Paolo Campia

Utili Divertenti Letterarie Sparse Novità

Come tutte le domeniche, appena uscita da messa Giovanna raggiunse Gianni al chiosco delle bibite nel parco comunale. Erano compagni di scuola, ma da un paio di mesi avevano deciso in gran segreto di provare a diventarlo anche nella vita di tutti i giorni. Si allontanarono insieme per fare due passi, lontani dall'occhio vigile e curioso della mamma di Gianni. Tornarono al chiosco dopo circa un'oretta. - Adesso devo proprio salutarti - disse Giovanna al suo giovane amico - devo correre a casa. Nonna Flora si arrabbia tantissimo se arrivo tardi al pranzo della domenica. - Gli diede un tenero bacio, prese la sua bicicletta e si avviò velocemente verso casa.
La villetta della famiglia Luciani era appena fuori dal paese, al fondo di una stradina privata. Di solito la via era completamente deserta, a parte le mucche che pascolavano placide nei prati intorno; quella domenica però Giovanna vide una grossa jeep nera posteggiata vicino al cancello del cortile. Neanche il tempo di stupirsi di quella strana presenza che dalla jeep scesero due persone in divisa mimetica e armi alla cintura.
- La signorina Giovanna? - disse uno degli uomini - sono il tenente Berardi dei Carabinieri. Deve venire con noi, subito! - Giovanna accennò una timida reazione ma subito l'altro agente la prese per il braccio e la accompagnò di peso alla jeep, che partì con grande stridore di gomme.
Pochi secondi e il pesante mezzo si immetteva velocemente nella strada provinciale che portava ad Aosta, fortunatamente poco trafficata a quell'ora di domenica. Intanto nonna Flora, affacciata alla finestra della sala da pranzo, aveva assistito impietrita dalla paura al rapimento della nipote e - sopraffatta dall'emozione - era svenuta trascinando a terra buona parte delle stoviglie disposte con cura sul tavolo preparato per il pranzo.

Moris si era appena alzato dal tavolo del bar Sport e si stava lentamente avviando verso casa. Era fisicamente spossato e visibilmente scosso: la chiacchierata con Vinorov si era dimostrata molto più stressante di come se l'era immaginata prima di accettare il suo invito a sedere con lui per un aperitivo. Adesso la situazione era molto più ingarbugliata e pericolosa di prima, e non solo per lui. Accidenti, va bene rischiare la propria vita - in fin dei conti aveva deciso lui di mettersi in questo casino - ma giocare con quella della sorella era davvero inaccettabile. Fu con questo pensiero che frullava vorticosamente in testa che arrivò in prossimità della sua casa. Notò la bici di Giovanna buttata in terra in malo modo ma non ci fece troppo caso. Quando però aprì la porta e vide la nonna stesa sul pavimento, una scarica di adrenalina risvegliò Moris da quello strano stato di torpore che lo accompagnava da quando aveva lasciato Vinorov. I cocci delle stoviglie sparpagliati in terra non lasciavono dubbio: c'era stata una colluttazione, la nonna era in terra e Giovanna. già, Giovanna! Corse al piano di sopra, ma la camera della sorella era desolatamente vuota. Cercò per tutta la casa, ma della sorella non c'era traccia. "Non è possibile! Cosa hanno fatto? Perché? Lo sapevo che non dovevo fidarmi!". Poi lo scoramento lasciò repentinamente spazio alla rabbia: rabbia cieca, violenta, vendicatrice.

Giovanna era seduta al tavolo di un ufficio del comando Carabinieri di Aosta. A fianco il tenente Berardi stava stendendo il rapporto dell'operazione appena conclusa. Il viaggio in auto era durato circa mezz'ora, un tempo mediamente breve - tipicamente il bus ci impiega circa due ore per raggiungere Aosta - ed allo stesso tempo interminabile, caratterizzato da un pesantissimo silenzio. A nulla erano valse le pretese di Giovanna di avere una spiegazione. Il tenente era stato lapidario - Quando saremo al comando le verrà spiegato tutto! - D'altra parte cosa pretendere da un tenente dei ROS, non è certo stato addestrato per intrattenere piacevoli conversazioni con le ragazze!
All'improvviso la porta dell'ufficio si spalancò ed entrarono alcune persone in divisa ed altre in borghese. - Buongiorno signorina Giovanna - disse uno degli ufficiali, che a giudicare dagli alamari sul bavero della giacca doveva essere un pezzo grosso dei Carabinieri - sono contento di vederla qui. Sana e salva. - Giovanna lo fissò intensamente - Volete dirmi una buona volta che cosa sta succedendo?! E che cosa ci faccio io qui - quasi in preda ad una crisi isterica - e poi che significa sana e salva. Che volete da me?! -
- Capisco il suo stato d'animo - ricominciò il graduato - e le assicuro che ora le spiegheremo tutto. - Prese una bottiglia d'acqua e riempì il bicchiere posto di fronte a Giovanna. - Innanzitutto mi presento: sono il colonnello Gilardi e questi sono il capitano Biffi e il tenente Grosso. Il tenente Berardi lo conosce già, immagino. - Poi si rivolse verso le persone in borghese - Questi invece sono l'ispettore Rochelle e il gendarme Guillôme, della polizia francese. Vengono da Parigi, sa. dove viveva Moris prima di tornare a Saint Golain. -

TOC TOC. Qualcuno stava bussando alla porta, usando il batacchio in modo piuttosto sgarbato. Moris tutto subito non ci fece caso, poi nuovamente TOC TOC TOC, ancora più forte, ancora più sgarbatamente. Moris si diresse verso la porta e la aprì di colpo: davanti a lui c'erano Janos e Borla - gli scagnozzi di Vinorov, evidentemente alticci - che con sguardo beffardo gli chiesero - È in casa tua sorella?! - Si guardarono negli occhi e cominicarono a ridere. Quelle risate erano però destinate a durare pochissimo. Moris infatti si volse di scatto, raccolse da terra una bottiglia rotta e con fulminea rapidità la piantò in pancia a Janos. Il suo compare non fece neanche in tempo a rendersene conto che la stessa bottiglia stava già recidendo con un taglio netto la sua giugulare. I due si accasciarono sull'uscio di casa in un lago di sangue.

Il capitano Biffi appoggiò sul tavolo una foto che ritraeva Moris al tavolo del bar Sport con Vinorov e le chiese - Conosce quest'uomo? - - Certo che lo conosco, è mio fratello Moris! - disse Giovanna sempre più nervosa ed insofferente. - Già - ricominciò il capitano - ma io mi riferivo all'altro uomo, quello seduto con suo fratello. - - Non lo conosco. Non ho la più pallida idea di chi sia. - - Il problema è che lui conosce lei, signorina Giovanna. Ed il problema ancora più grosso è che questo signore - tal Sviatoslav Vinorov - è una persona molto pericolosa, che suo fratello ha tentato di uccidere a Parigi. - - Ma cosa sta dicendo?! - urlò Giovanna - Moris è un bravo ragazzo. Non farebbe del male ad una mosca. Io non credo ad una parola di quello che mi avete detto. - Il capitano allora trasse di tasca un registratore portatile, lo poggiò vicino alla foto e lo accese. "...No, non fatele niente. Non c'entra niente, lei, lo sanno tutti... Certo che lo so che non c'entra niente. Quanto basta per dimenticarla in un buco del terreno... O lasciarla come giocattolo ai miei uomini... Ha solo quattordici anni, stronzo..."
Giovanna sbiancò in volto e quasi perse i sensi. Di colpo la sua mente si svuotò di qualsiasi pensiero; l'unica cosa evidente era che se quell'energumeno del tenente Berardi non l'avesse prelevata in fretta e furia da casa ora sarebbe in guai ben peggiori.
- N... non... non so cosa dire - balbettò incerta Giovanna - non capisco! - A quel punto intervenne l'ispettore Rochelle, che raccontò a Giovanna cosa era accadduto alcuni giorni addietro a Parigi, vicino all'arco della Defènse.
Giovanna ormai ascoltava come inebetita. Com'era possibile che Moris si fosse cacciato in questa situazione. Lui, una ragazzo perbene, tutto casa e chiesa, fino alla sua partenza per Parigi. Aveva ragione la nonna, bisogna stare lontano dalle metropoli. All'improvviso un pensiero: la nonna! - La nonna?! Nonna Flora! Dov'è nonna Flora? -
- Tranquilla - disse il capitano - i miei uomini stanno andando a prenderla, e con lei Moris. - E aggiunse - Lei e la nonna sarete trasferite in un luogo sicuro e protette da una scorta. Per suo fratello il viaggio finisce qui, al comando dei Carabinieri. -

La punto blu dei Carabinieri stava lentamente risalendo la via privata che portava alla villetta della famiglia Luciani. Gli ordini erano precisi: chiedere alla signora Luciani ed al nipote Moris di seguirli in caserma per un normale controllo. Nulla di preoccupante. Pura routine. Quando però arrivarono di fronte alla casa la scena che gli si parò davanti non aveva nulla di ordinario. Anzi.

 

Capitolo 9.

Parolata.it è a cura di Carlo Cinato.
Creative Commons License La Parolata e i suoi contenuti sono pubblicati sotto licenza Creative Commons.