Logo ParolataPubblicato su www.parolata.it

 

Analisi: Fuoco pallido

Utili Divertenti Letterarie Sparse Novità

Fuoco pallido, di Vladimir Nabokov

Il libro di Nabokov è stato pubblicato nel 1962 e ha una struttura complessa, è infatti incentrato su un poema contornato da altre parti.
Il cuore del libro è "Fuoco pallido", un poema in quattro canti e della lunghezza totale di 999 versi che viene indicato nel libro come scritto da John Shade, poeta e letterato statunitense che lavora come professore universitario nell'immaginario Wordsmith College, sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Il poema a sua volta è preceduto da una prefazione e seguito da un commento, entrambi indicati come scritti da Charles Kinbote, un enigmatico personaggio proveniente da Zembla, un immaginario paese del nord Europa, recente amico e collega di Shade nella medesima università americana. La prima persona del narratore del poema è quindi Shade, mentre la prima persona della prefazione e del commento è Kinbote.
Già dalla prefazione si scopre che i due uomini si conobbero qualche mese prima che Shade iniziasse a scrivere il proprio poema, terminato 21 giorni dopo l'inizio; e che Shade venne assassinato poche ore dopo che ebbe finito il proprio poema, lasciando il manoscritto a Kinbote che lo pubblicò successivamente con il proprio commento.

Il poema di Shade è di argomento autobiografico, e racconta gli episodi principali della vita dell'autore a partire dalla gioventù, attraverso l'incontro con la moglie, la nascita e il successivo suicidio della figlia, un attacco di cuore e la vecchiaia. Kinbote, che raccontava a Shade spesso storie della sua vita e vicende della famiglia reale di Zembla esiliata a seguito di una rivoluzione, era invece convinto che il poema sarebbe stato un'opera magnifica sulla storia degli ultimi anni del suo paese, dell'ultimo re e degli usi e i costumi di quel luogo lontano. Con disappunto scoprì, solo al termine dell'opera di Shade e poco dopo la sua morte, che il poema non trattava minimamente del suo paese, che era citato di sfuggita solo una o due volte nel poema. Questo disappunto di Kinbote è rintracciabile nella prefazione e nelle sue note del commento. In qualche modo approfittando della morte dell'amico, il commento al poema diventa in realtà l'occasione per Kinbote per narrare ai lettori le storie di Zembla.

Il commento al poema risulta quindi essere non relativo all'opera di Shade, con il quale il legame è spesso occasionale e pretestuoso, ma è piuttosto il racconto di come avrebbe dovuto essere il poema nella visione di Kinbote, è la scrittura delle storie narrate all'amico, è il racconto del rapporto e delle discussioni tra i due amici letterati, è la narrazione dell'avvicinamento del sicario che, alla fine, ucciderà Shade al posto di Kinbote, il suo reale obiettivo.
Il libro si snoda quindi su due narrazioni parallele e quasi incompatibili: il racconto di Shade della propria vita, e le note di Kinbote della sua vita, di Zembla, del suo re esiliato e del sicario che vuole ucciderlo.

Arrivando a discutere di ciò che maggiormente ci interessa, cioè della complessità del libro, si può dire che "Fuoco pallido" sia contemporaneamente un iperromanzo di contenuti e un romanzo ipertestuale.

Trattiamo prima la sua caratteristica di romanzo ipertestuale.
Ciò viene realizzata in primo luogo per la sua particolarità di essere un poema commentato: il lettore tenderà a leggere il poema e saltare alle note a mano a mano che le incontrerà durante la lettura. Ciò viene fatto in conseguenza della struttura del romanzo: anche quando il lettore comincerà a rendersi conto che il legame tra il poema e il commento si fa sempre piu flebile fino a sparire quasi completamente, probabilmente continerà ad alternare la lettura del poema al commento.
Oltre a ciò l'opera contiene molti rimandi all'interno dell'apparato di note e verso il poema, pur se questa sua caratteristica non è predominante: il libro si può leggere ignorando i rimandi e assumendoli, dove sono indicati, semplicemente come il desiderio da parte del commentatore di creare dei legami nel testo in quel punto particolare. Il poema viene in questo modo ad assumere una posizione subordinata rispetto al commento, poiché è oramai il prodotto di un morto che non può difendersi dall'aggressione e dalla cannibalizzazione da parte del vulcanico commentatore. La foga e l'entusiasmo di Kinbote di appropriarsene e di raccontare ciò che più gli interessa fa sì che le note siano piene di rimandi: "si veda la prefazione", "si vedano anche i versi 181- 182", "si veda anche la nota al verso 894", a volte anche insistenti: "si veda, si veda immediatamente la nota ai versi 993- 995".

Passando ai contenuti, si può vedere che tutta la costruzione del libro porta a una forte connotazione di iperromanzo di contenuti. Innanzitutto per la sua architettura: si tratta di un poema scritto per l'occasione e su cui è innestato un apparato di note che narrano le storie di personaggi e di un paese immaginari. La costruzione del libro le rende labirintiche e con forti correlazioni tra le sue parti, sia in termini di complessità di forma, come detto sopra, che come complessità dei contenuti.
La presenza di un indice analitico costruito da Nabokov in cui si descrivono i personaggi e i luoghi del libro, e soprattutto del commento, permette di ricostuire le storie principali seguendone l'ordine cronologico all'interno delle note.
Le storie narrate sono realizzate tramite un dialogo continuo tra le quattro parti del libro: la prefazione, il poema, il commento e l'indice; dove le tre parti scritte da Kinbote dialogano tra di loro e con il poema, mentre quest'ultimo è piuttosto oggetto e non soggetto nel dialogo instaurato.
Le storie si intersecano tra di loro all'interno del libro: una singola storia è narrata nel poema, la vita di Shade raccontata da lui stesso; mentre tre storie principali sono presenti nella prefazione e nel commento: la vita di re Charles II di Zembla e la sua fuga all'estero dopo la rivoluzione; l'avvicinamento del sicario Jakob Gradus alla sua vittima e l'esecuzione dell'omicidio; la storia dell'amicizia tra Shade e Kinbote e le persone a loro vicine come la moglie di Shade e i colleghi di università.
Infine è fondamentale per la complessità dell'opera l'indecidibilità di certe situazioni e personaggi che obbliga il lettore a seguire la storia senza mai avere chiaro se può fidarsi di ciò che sta leggendo: Kinbote esiste davvero come personaggio oppure a sua volta è un personaggio di Shade, che ha scritto il poema e il commento, inventando la propria morte? O viceversa Kinbote ha scritto il poema e ha inventato il personaggio di Shade? Il genio letterario è Shade o Kinbote? Kinbote è davvero il re di Zembla in esilio come dichiara oppure è un mitomane? O, ancora, Kinbote potrebbe essere l'alter ego del professor Botkin, uno studioso americano di origine russa che lavora nell'università? O addirittura Botkin è l'autore sia del poema che del commento? Jakob Gradus, l'assassino arrivato da Zembla. voleva davvero uccidere Kinbote, il re in esilio, o non si trattava piuttosto dell'americano Jack Grey che voleva uccidere il giudice Goldsworth, nella cui casa Kinbote era in affitto? Tutte queste domande rimangono in sospeso anche al termine del libro, invogliando a rileggerlo per cercare di risolvere almeno qualche dubbio. D'altronde Kinbote, nella prefazione, dichiara che il libro deve essere letto tre volte per essere compreso, e con tutta probabilità non sarà comunque sufficiente.

Voto alla complessità di contenuti: 9/10
Il libro di Nabokov è qualcosa di strano, di difficilmente catalogabile. Superato il primo momento in cui non si capisce bene con che oggetto si sta avendo a che fare, poi è facile immergersi nel mondo stralunato e fantastico descritto da Kinbote, lasciandosi trasportare dalle sue paranoie e dalle sue idee fisse. Quando si intuisce che ciò che si sta leggendo può essere frutto di una mente malata è difficile riprendere il filo del discorso, e allora è facile lasciarsi trasportare in un mondo sempre meno chiaro e definito, dove la realtà, la possibilità e la finzione sono inestricabili. La complessità del libro non è tanto il risultato di molte storie tra di loro interdipendenti, come ad esempio in La vita istruzioni per l'uso, ma è invece dato dall'approfondimento e dall'analisi di poche storie.

Voto alla complessità di forma: 7/10
Il libro presenta una struttura frammentaria, essendo costituito da un poema centrale e da un insieme di note, ma stranamente la lettura, seppur a salti tra le due parti e, spesso, all'interno del corpo delle note, non risulta frammentaria. Incredibilmente nella sua forma discontinua il libro possiede una unità e una omogeneità che fanno ben sopportare i rimandi e le ricerche, ricerche che si effettuano perché così richiede Kinbote, il commentatore, o perché non si è sicuri di ciò che si è letto molte pagine prima o perché si riscontrano delle incongruenze.

 

Torna a Iperromanzi: brevi saggi.
Saggio precedente: Il gioco del mondo (Rayuela), di Julio Cortázar.
Saggio successivo: Dizionario dei Chazari, di Milorad Pavić.

 

Ultimo aggiornamento: 15 marzo 2009.

Parolata.it è a cura di Carlo Cinato.
Creative Commons License La Parolata e i suoi contenuti sono pubblicati sotto licenza Creative Commons.