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L'accento: un'introduzione

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In ogni parola c'è una sillaba che viene pronunciata con maggior forza delle altre in quanto la voce si ferma su di essa più che sulle altre. L'insistenza della voce sulla vocale della sillaba si chiama accento tonico o semplicemente accento. Le altre sillabe si dicono atone.

Secondo l'accento le parole si dividono in:

In italiano la maggior parte delle parole sono piane, seguite a lunga distanza dalle sdrucciole e dalle tronche.

In italiano gli accenti grafici, cioè i segni con cui si marca la vocale tonica della parola, sono di due tipi:

Si segna l'accento grave sulle vocali a, i, u quando è necessario (analizzeremo in seguito questi casi): libertà, più, capì. Invece sulle vocali e ed o si segna l'accento acuto quando hanno un suono chiuso, come nelle parole: pésca (= l'azione del pescare), vólto (= il viso), perché, ; si segna l'accento grave quando hanno un suono aperto, come nelle parole: pèsca (il frutto), vòlto (participio passato di volgere) è, cioè.

È obbligatorio segnare l'accento grafico:

(verbo) da (preposizione)
(sostantivo) di (preposizione)
è (verbo) e (congiunzione)
(avverbio) la (articolo)
(avverbio) li (pronome)
(congiunzione) ne (particella pronominale e avverbio)
(avverbio) si (pronome personale)
(pronome) se (congiunzione o pronome personale atono)

L'accento grafico, infine, va segnato sui composti di tre, di re, di su e di blu (ventitré, viceré, lassù rossoblù), sui composti della congiunzione che (benché, giacché, allorché, altroché ecc.) e nelle parole composte il cui secondo membro sia monosillabo (autogrù, lungopò).

Di norma l'accento grafico non si segna quando cade nel corpo delle parole. Tuttavia è consigliabile segnarlo nei seguenti casi:

 

Ultimo aggiornamento: 1 novembre 2004.

Parolata.it è a cura di Carlo Cinato.
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