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Esercizi di omicidio, capitolo uno

di chinalski

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Bene, il peggio è passato. Sul pullman ci sono arrivato, ora devo solo fare trascorrere il tempo, aspettare che arrivino le sette per potere incontrare Jean-Luc e farmi consegnare i biglietti, poi finalmente potrò andare a Le Havre, e da lì in Irlanda. Spero solo che non sia in ritardo, non voglio girare intorno alla stazione, non mi piace stare in luoghi aperti, e poi sono già abbastanza nervoso, ci mancherebbe solo quello. Ah, già, qui si deve obliterare il biglietto, non posso mica rischiare di farmi pizzicare da un controllore, ecco fatto. Ora mi piazzo qui, vicino al finestrino, meno male che c'è tanta gente, l'ora di punta mi permetterà di passare inosservato. Ma cosa fa 'sto qua? Continua a spintonare?
- Per favore, signore, la smetta di spingere.
- Non sono io a spingere, è la gente dietro che spinge me. E lei mi lasci passare, piuttosto, che devo timbrare il biglietto.
Accidenti, quasi si accorgeva della pistola sotto la giacca. Devo stare calmo, sono tutto sudato, devo solo stare calmo, la polizia non mi può trovare di sicuro, devo stare attento a non dare nell'occhio, nessuno dei passeggeri di questo pullman deve avere dei motivi per ricordarsi della mia faccia, nessuno deve essere in grado di dire - Sì, l'ho visto, era sulla linea S alle cinque del pomeriggio. Ma poi, il problema non è la polizia, il problema sono gli uomini di Vinorov, quelli sì sono pericolosi, potrebbero essere già sulle mie tracce, chiunque su questo pullman potrebbe essere uno di Vinorov, chiunque potrebbe avermi seguito dall'albergo, quella donna, o quell'uomo, che mi sta guardando, è salito alla mia fermata, e non mi ha tolto gli occhi di dosso.
- Mi ha pestato il piede, si levi da qui!
Devo calmarmi, respirare. Sono più nervoso ora che prima di sparargli, a Vinorov. Sparare è facile, cosa ci vuole, basta non pensarci e tirare il grilletto. È dopo che è difficile: non puoi non pensare a quello che hai fatto, e non hai nessun grilletto da tirare, nessun obiettivo a breve su cui concentrarsi, devi vivere, e vivere non è facile, dopo che ne hai ucciso uno, fosse anche quella carogna di Vinorov. Dopo che hai sparato a dieci, venti persone, non è più un problema, perché ci si abitua a queste cose, mi hanno detto, ma è dopo che hai sparato al primo che ci sono i problemi. Devo subito ammazzare qualcun altro, così non ci penso più. Là in fondo, si è liberato un posto, presto, dev'essere mio.
Bene, mi sono seduto, ora mi tranquillizzo, aspetto mezz'ora qui sopra, poi scendo dal pullman, cammino un po' poi prendo il 12, arrivo alla stazione di Saint-Lazare e lì incontro Jean-Luc. Devo solo pensare a tenere fermi i piedi, che se no si muovono come due criceti in gabbia, null'altro, solo pensare a tenere fermi i piedi.

Dov'è Jean-Luc? Tre minuti di ritardo, e ancora non si vede, il treno parte alle sette e venticinque, non mi può fare questi scherzi, non a me. Accidenti, stare in mezzo a una piazza a guardarmi in giro è proprio l'ultima cosa che vorrei, in questa situazione. Tanta gente in movimento, bisogna fare attenzione a tutti quelli che si avvicinano, maledetto Jean-Luc, dove sei? Fatti vedere, mica mi avrete fatto uno scherzetto? Ah, ma io parlo, se mi avete lasciato solo, non ci penso due volte, io parlo e dico tutto quello che so. Eccolo! Meno male, sta arrivando, finalmente.
- Sei arrivato! Hai i biglietti?
- Tranquillo, non ti innervosire, sei sudato. Va tutto bene, rilassati.
- Rilassati, rilassati, non è mica così facile. Non voglio passare qui la notte. Allora, i biglietti?
- Eccoli i biglietti, certo che li ho. Sono in questa busta, insieme a un foglio con tutti gli orari, c'è il biglietto del treno, seconda classe, niente prenotazione, fino a Le Havre, alla stazione troverai Edmond che ti porterà in un posto per la notte, e i biglietti della nave per Rosslare, posto sul ponte, parte dal molo 4 domattina. A Rosslare troverai.
- Zitto, arriva uno che ho già visto. Cosa pensi del mio impermeabile nuovo? L'ho preso ai magazzini di boulevard Haussmann.
- Bello, mi piace, è di un bel colore, e ha un bel taglio, solo, dovresti fargli mettere un bottone in più, qui, proprio alla sciancratura, secondo me snellirebbe la figura, sì, penso che migliorerebbe di molto il soprabito.
- Grazie, mi sembra una buona idea. I tuoi consigli sono sempre ottimi, farò aggiungere il bottone. Il tipo che è passato, quello l'ho già visto sulla linea S, può darsi che mi stia seguendo, potrebbe essere un uomo di Vinorov, dobbiamo fare qualcosa, non deve salire sul mio treno.
- Non ti preoccupare, tu prendi la busta coi biglietti, che a lui ci penso io. Ti dicevo che a Rosslare ci sarà uno dei nostri ad attenderti, avrà una valigia verde e un ombrello blu, dovrai presentarti come Bartolo e lui dirà di essere Vaughan, organizzerà lui la tua permanenza in Irlanda. Dovrai stare lì due, tre mesi, tranquillo tranquillo, poi potrai tornare in Francia quando tutto sarà di nuovo in ordine. Ora vai, che me la vedo io col tipo: non lo rivedrai più.
- Grazie, ciao.
- Buon viaggio.
E ora, al treno, si parte per l'Irlanda. Jean-Luc è un ragazzo sveglio, farà un buon lavoro. Addio, Parigi, ci si vede tra due mesi.

 

Capitolo 2.

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