Logo ParolataPubblicato su www.parolata.it

 

Il paese ritrovato

Capitolo nono

Utili Divertenti Letterarie Sparse Novità

Marcon adorava il suo look americano. A volte avrebbe voluto trasferirsi, partire, viaggiare per il mondo, verso l'America, la mecca degli investigatori privati, dove i criminali si riconoscevano dalla limousine che guidavano e dallo sguardo sicuro. Sì, la vita sarebbe stata molto più divertente se fosse stato tutto come nei buoni vecchi film americani, dove i buoni alla fine vincono sempre, e si portano a letto le donne più belle.
Invece nella sua carriera investigativa vincevano quasi sempre i cattivi, la gente moriva ammazzata nei modi più banali, in posti sporchi ed inutili, e per motivi tanto banali come un pugno di soldi, niente materiale per un arcade, solo spazzatura.
Eppure questo caso sembrava diverso. Spiritismo, belle donne, informatica... e poi era divertente poter lavorare ancora con Carlo, con le sue strane idee e quella moglie tanto sexy. Anche se la fortuna degli altri in genere lo metteva di cattivo umore (e una donna di tale bellezza vicino ad un amico, mentre lui non riusciva a mantenere una relazione stabile da anni, era decisamente uno schiaffo morale), con Carlo era diverso. Lui era sempre stato un conquistatore, le sue avventure avrebbero potuto ispirare vaudeville, ma gli era sempre stato amico e non l'aveva mai abbandonato nel momento del bisogno, aiutandolo diverse volte a risolvere casi per pura amicizia, ben sapendo quanto poco ne capisse lui stesso di computer e faccende elettroniche.

Sua moglie era una bomba. Se chiudeva gli occhi per un momento pensando a lei, la poteva immaginare mentre danzava un'habanera seminuda su un tavolo, la sua immaginazione non aveva limiti, quella donna lo faceva impazzire.
Marcon sedeva a casa sua, i resti della cena ancora di fronte, preso a pensare alla moglie di Carlo. Sua madre si raccomandava sempre di mangiare tanta verdura, così lui, malgrado il fanatismo per il cibo bisunto da film polizieschi, quando era da solo consumava pasti salutari... anche troppo, si stava dicendo, con uno sguardo languido ai resti di catalogna e carote in un angolo del piatto. Cosa avrebbe pensato sua madre se lo avesse visto così, solo in una casa semivuota in affitto, con pochi amici ed un lavoro triste e solitario? Lei lo immaginava sempre come un atleta, di grande successo, magari campione olimpico di sport invernali, la norvegese, per esempio, a cui aveva partecipato una volta. Sua madre non avrebbe capito, e Marcon si sentiva riconoscente verso il destino che le aveva risparmiato la tristezza...

Decise di farsi un caffè, e ancora la sua mente vagava persa. La moglie di Carlo, una donna tanto difficile da capire, ma che sarebbe stata benissimo su uno yacht in costume, stesa a prendere il sole mentre il miliardario di turno versava lo champagne, sarebbe stato bello essere quel miliardario. Lui adorava il mare e le barche, era salito una volta su una norvegese e non se la toglieva di mente. Gli era piaciuto sdraiarsi sotto le stelle avvolto in una coperta, una catalogna, e aspettare il giorno, cullato dalle onde del mare.
Un giorno, pensava, scriverò le mie memorie e potrò andare in pensione anticipata, godermi la vita e magari avere tempo per le belle donne, come Carlo, anzi, per una sola, bellissima donna, come quella di Carlo.
Il cucchiaino scioglieva lo zucchero nel caffè formando leggeri arabeschi che scomparivano immediatamente dalla superficie scura.

La sua mente si lanciava in voli pindarici, si immaginava in altri tempi, magari nella Francia rivoluzionaria con un berretto frigio, a combattere per la libertà, o nell'America degli anni trenta, a combattere la malavita organizzata o a stringere la mano al Padrino, poi in un'arcadia, in mezzo a un pascolo a dover decidere tra le dee qual era la più bella, e ovunque Orsolina gli sorrideva e gli porgeva la mano.
Tempo di uscire, si disse. Quella non è una donna normale, spero che Carlo sappia come comportarsi con lei... Forse sarà il caso di passarlo a trovare, magari nel frattempo ha avuto qualche idea nuova.
L'idea lo colpì come l'esplosione di un bengala nella notte, era tempo di muoversi, uscire, fare qualcosa, e vedere Carlo, stringergli la mano e rivedere la sua casa solare, e magari l'ammaliatrice, sua moglie. Certo che faceva impressione, la parola che aveva appena usato, ammaliatrice. Si usava per le streghe, quelle che in questi giorni parevano essere arrivate a Torino.

 

Capitolo decimo

Parolata.it è a cura di Carlo Cinato.
Creative Commons License La Parolata e i suoi contenuti sono pubblicati sotto licenza Creative Commons.