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Il paese ritrovato

Capitolo diciassettesimo

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Marcon si intrattenne ancora qualche minuto nell'attico di Carlo. Tutto dell'arredamento gli era famigliare: l'arazzo con l'avellana al centro, le faenze vicino a quella strana lavagna nel soggiorno, presa da chissà quale robivecchi, e la biscaglina per salire sul terrazzo, altro oggetto fuori dal suo contesto abituale: la passione di Carlo per cerretani e imbroglioni ai margini della società si esternava nell'arredamento. Rimpiangeva ora di non avere soddisfatto uno degli ultimi desideri dell'amico: una partita di boston, l'ultima delle mille passioni che nascevano e morivano nel giro di pochi giorni. Il compagno di molte avventure aveva attraversato l'ultimo bosforo, quello da cui non si torna indietro. Ora Marcon sarebbe stato da solo a realizzare le proprie utopie, e comprese che, in memoria di Carlo, non avrebbe dovuto arrendersi alle difficoltà: avrebbe ricominciato a fare il poliziotto, come era fino a qualche giorno prima e come era nei suoi sogni di bambino.

 

Capitolo diciottesimo

Parolata.it è a cura di Carlo Cinato.
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